Le elezioni politiche del prossimo 4 marzo, grazie anche alla pessima legge elettorale imposta da Renzi e Berlusconi, si prospettano come un appuntamento importante ma non decisivo. Molti analisti parlano di possibile pareggio fra le liste maggiori, di situazione bloccata dopo il voto, di un “governo di scopo” per rifare la legge elettorale e rivotare subito, di risultato per la sinistra di mera testimonianza e rappresentanza ecc. In un quadro del genere la sinistra non può stare alla coda degli eventi, né fare una “normale” campagna elettorale. Perché la situazione non è affatto normale. Al contrario è grave dal punto di vista economico, sociale e democratico. Il caso di Macerata è sconcertante: uccisione e scempio di una giovane donna, fascismo omicida e terrorista, risposta evanescente quando non irresponsabile dei partiti, istituzioni locali deboli e inefficaci, deficit anche nella pubblica sicurezza e nella tutela dell’ordine democratico. Una situazione che impone una svolta. Un salto di qualità nella nostra campagna elettorale. Sono candidato di Liberi e uguali a Milano e in Liguria. Chiedo in primis al mio movimento di dare una scossa, un segnale forte. Non possiamo essere solo una lista elettorale. Non basta un buon programma e due o tre temi qualificanti. Dobbiamo caratterizzarci da subito come un soggetto politico, come una proposta di sinistra offerta al Paese nel suo complesso. Da subito. Dire che noi siamo quelli del lavoro, della giustizia, dell’eguaglianza, dei diritti sociali, umani, civili e costituzionali a cominciare dal diritto di scegliere i nostri rappresentanti nelle istituzioni e di associarsi liberamente in partiti politici. Non prendiamo solo impegni o facciamo promesse elettorali, vogliamo essere conseguenti, tanto più in futuro: organizzandoci, strutturandoci nei territori e nei posti di lavoro, dandoci procedure democratiche, aperte, trasparenti. Senza questo respiro politico le nostre liste rischiano la stessa fine di quelle presentante negli ultimi dieci anni, da Sinistra arcobaleno in poi. Pietro Grasso ha mostrato la capacità di promuovere questa svolta. Una sua dichiarazione in piena campagna elettorale ha chiaramente indicato l’obbiettivo di «nuovo partito della sinistra». Io ci sto, raccolgo senz’altro l’invito. Sono infatti convinto che la statura di un leader si vede proprio dalla capacità di chiudere la forbice fra elezioni e politica, fra lista e partito, fra tattica e strategia. Il momento è adesso. Guai dare l’impressione di chiedere oggi i voti per un progetto politico che sarà a seconda dei risultati. Nessuna politica dei due tempi. Anche dal punto di vista elettorale. Solo se passa il messaggio che la vera alternativa alla destra e al vecchio centrosinistra siamo noi, i consensi verranno e saranno molti più di quelli che oggi i sondaggi ci attribuiscono. Giuliano Ferrara ha scritto che Berlusconi e il suo «erede del Partito della nazione» sono d’accordo per «una forte, visibile, diffusa convergenza verso il centro». Ecco noi dobbiamo essere esattamente il contrario: una forte, visibile diffusa alternativa alla destra, al centrismo, ai populismi, alle politiche liberiste. Per quanto mi riguarda ho dato alla mia campagna elettorale precisamente questo taglio. Un taglio costituente. Ho chiesto il voto per Liberi e uguali e insieme per una proposta politica compiuta. Su questa base: centralità del lavoro, pubblica istruzione gratuita, abolizione delle tasse universitarie, riforma della legge sulle pensioni, una politica estera di pace e solidarietà, diritti sociali e civili. Solo attuando la Costituzione si può infatti difenderla davvero. Ma per tutto questo occorre appunto anche un nuovo partito politico della sinistra italiana. Nessuna politica economica di giustizia e sviluppo può infatti seriamente affermarsi senza uno strumento politico adeguato ed è l’articolo 49 della nostra Costituzione a dirci che quello strumento è il partito politico. Ora proprio perché la svolta è impellente avanzo la proposta di costituire un’area socialista, laburista, libertaria e laica entro il nuovo partito richiesto da Grasso. Un partito che vogliamo del lavoro, della democrazia, dell’ambiente, dei diritti, della pace e dell’internazionalismo. In passato la sinistra italiana comunista, socialista, azionista, laica e cattolica si è sempre accreditata come il “partito della Costituzione”. Quella che difendeva la Carta del ‘48 e ne promuoveva le realizzazioni socialmente e civilmente più avanzate. A settanta anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana intendiamo raccogliere lo spirito del referendum del 4 dicembre 2016: democrazia, partecipazione, difesa e sviluppo delle istituzioni e dei diritti che tutelano la nostra libertà e il nostro futuro. Liberi e uguali dovrà essere un attore costituente. Per parte nostra ci batteremo per una sinistra orgogliosa della sua identità, della sua autonomia, dei suoi valori ideali. [su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

Il parere di Felice Besostri è tratto da Left in edicola

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Le elezioni politiche del prossimo 4 marzo, grazie anche alla pessima legge elettorale imposta da Renzi e Berlusconi, si prospettano come un appuntamento importante ma non decisivo. Molti analisti parlano di possibile pareggio fra le liste maggiori, di situazione bloccata dopo il voto, di un “governo di scopo” per rifare la legge elettorale e rivotare subito, di risultato per la sinistra di mera testimonianza e rappresentanza ecc. In un quadro del genere la sinistra non può stare alla coda degli eventi, né fare una “normale” campagna elettorale. Perché la situazione non è affatto normale. Al contrario è grave dal punto di vista economico, sociale e democratico. Il caso di Macerata è sconcertante: uccisione e scempio di una giovane donna, fascismo omicida e terrorista, risposta evanescente quando non irresponsabile dei partiti, istituzioni locali deboli e inefficaci, deficit anche nella pubblica sicurezza e nella tutela dell’ordine democratico.

Una situazione che impone una svolta. Un salto di qualità nella nostra campagna elettorale. Sono candidato di Liberi e uguali a Milano e in Liguria. Chiedo in primis al mio movimento di dare una scossa, un segnale forte. Non possiamo essere solo una lista elettorale. Non basta un buon programma e due o tre temi qualificanti. Dobbiamo caratterizzarci da subito come un soggetto politico, come una proposta di sinistra offerta al Paese nel suo complesso. Da subito. Dire che noi siamo quelli del lavoro, della giustizia, dell’eguaglianza, dei diritti sociali, umani, civili e costituzionali a cominciare dal diritto di scegliere i nostri rappresentanti nelle istituzioni e di associarsi liberamente in partiti politici. Non prendiamo solo impegni o facciamo promesse elettorali, vogliamo essere conseguenti, tanto più in futuro: organizzandoci, strutturandoci nei territori e nei posti di lavoro, dandoci procedure democratiche, aperte, trasparenti. Senza questo respiro politico le nostre liste rischiano la stessa fine di quelle presentante negli ultimi dieci anni, da Sinistra arcobaleno in poi.

Pietro Grasso ha mostrato la capacità di promuovere questa svolta. Una sua dichiarazione in piena campagna elettorale ha chiaramente indicato l’obbiettivo di «nuovo partito della sinistra». Io ci sto, raccolgo senz’altro l’invito. Sono infatti convinto che la statura di un leader si vede proprio dalla capacità di chiudere la forbice fra elezioni e politica, fra lista e partito, fra tattica e strategia. Il momento è adesso. Guai dare l’impressione di chiedere oggi i voti per un progetto politico che sarà a seconda dei risultati. Nessuna politica dei due tempi. Anche dal punto di vista elettorale. Solo se passa il messaggio che la vera alternativa alla destra e al vecchio centrosinistra siamo noi, i consensi verranno e saranno molti più di quelli che oggi i sondaggi ci attribuiscono.
Giuliano Ferrara ha scritto che Berlusconi e il suo «erede del Partito della nazione» sono d’accordo per «una forte, visibile, diffusa convergenza verso il centro». Ecco noi dobbiamo essere esattamente il contrario: una forte, visibile diffusa alternativa alla destra, al centrismo, ai populismi, alle politiche liberiste.

Per quanto mi riguarda ho dato alla mia campagna elettorale precisamente questo taglio. Un taglio costituente. Ho chiesto il voto per Liberi e uguali e insieme per una proposta politica compiuta. Su questa base: centralità del lavoro, pubblica istruzione gratuita, abolizione delle tasse universitarie, riforma della legge sulle pensioni, una politica estera di pace e solidarietà, diritti sociali e civili. Solo attuando la Costituzione si può infatti difenderla davvero. Ma per tutto questo occorre appunto anche un nuovo partito politico della sinistra italiana. Nessuna politica economica di giustizia e sviluppo può infatti seriamente affermarsi senza uno strumento politico adeguato ed è l’articolo 49 della nostra Costituzione a dirci che quello strumento è il partito politico. Ora proprio perché la svolta è impellente avanzo la proposta di costituire un’area socialista, laburista, libertaria e laica entro il nuovo partito richiesto da Grasso. Un partito che vogliamo del lavoro, della democrazia, dell’ambiente, dei diritti, della pace e dell’internazionalismo.

In passato la sinistra italiana comunista, socialista, azionista, laica e cattolica si è sempre accreditata come il “partito della Costituzione”. Quella che difendeva la Carta del ‘48 e ne promuoveva le realizzazioni socialmente e civilmente più avanzate. A settanta anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana intendiamo raccogliere lo spirito del referendum del 4 dicembre 2016: democrazia, partecipazione, difesa e sviluppo delle istituzioni e dei diritti che tutelano la nostra libertà e il nostro futuro. Liberi e uguali dovrà essere un attore costituente. Per parte nostra ci batteremo per una sinistra orgogliosa della sua identità, della sua autonomia, dei suoi valori ideali.

Il parere di Felice Besostri è tratto da Left in edicola


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