Se è necessario che la prassi si rovesci, si può rovesciare il titolo di un celebre film. Liberi e uguali è andata male, e non è di sollievo alcuno, che poteva andare peggio, come PaP. Tuttavia anche questo è un dato di nessun conforto, se si ragiona non in termini di consorteria, ma di popolo di sinistra da rappresentare. Bisognava tentare di invertire le politiche di austerità, che sono state pagate dalle masse popolari: accendere almeno una luce di speranza. Ai risultati deludenti si è aggiunta la scomparsa di un gruppo dirigente persino nei primi commenti. Se si crede in un progetto ci si deve mettere la faccia, se non altro per una valutazione critica ed assunzione di responsabilità. LeU è nata come accordo dentro al Parlamento sotto la guida ed il controllo di Mdp-Si-Possibile, controllo stretto, una necessità all’inizio, ma un errore la sua proiezione nelle candidature e nella conduzione della campagna elettorale, anzi nelle conduzioni della campagna elettorale, senza una regia unificante, neppure quella del presidente Grasso, sia pure indicato come leader sempre dai soliti tre soggetti politici. Pietro Grasso ha lanciato alcune suggestioni sull’apertura di un processo costituente di un partito di sinistra largo e plurale. Si doveva vederne una traccia già nella campagna elettorale, non è avvenuto: non basta un incontro con Corbyn per ovviare all’assenza di una strategia di ampio respiro, almeno per le prossime regionali 2018 dopo Lazio e Lombardia (Molise, Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, T-A.A./S e VdA) e il 2019 con l’appuntamento maggiore delle elezioni europee e delle Regioni elette nel 2014 (Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Piemonte e Sardegna). Quale sarà la proposta? Una strategia di ricostruzione della sinistra o un patchwork di consiglieri regionali alla ricerca di una riconferma a qualsiasi prezzo e non importa con quali alleanze? Degli sviluppi futuri volete discutere solo tra di voi o aprire occasioni di confronto tra tutti quelli che si sono impegnati, compresi quelli a priori non eleggibili, candidati clandestini. Vorremmo capire le ragioni della mancanza quasi totale di attrattiva per i militanti e gli elettori in fuga dal Pd, che hanno addirittura preferito l’astensione al voto per LeU. Nel 2013 i voti validi sono stati 34.005.755 di cui 8 646 034 al Pd. La partecipazione si è attestata al 72,9%, cioè 2 punti in meno del 2013, a mio avviso da individuare in elettori Pd. Se quella strategia è fallita, ne va aperta un’altra, cioè appellarsi a tutta la sinistra socialista, comunista, libertaria, ambientalista e del terzo settore in particolare del volontariato. La sinistra è in crisi in tutta Europa e non uscirà dalla crisi con una competizione per l’egemonia tra Pse e Sinistra europea, tutte aggregazioni percorse da contraddizioni e non attrattive nel complesso per le masse popolari e dei lavoratori europei.
Felice Besostri è avvocato ed è stato candidato alla Camera per Liberi e uguali alle Politiche 2018Se è necessario che la prassi si rovesci, si può rovesciare il titolo di un celebre film. Liberi e uguali è andata male, e non è di sollievo alcuno, che poteva andare peggio, come PaP. Tuttavia anche questo è un dato di nessun conforto, se si ragiona non in termini di consorteria, ma di popolo di sinistra da rappresentare. Bisognava tentare di invertire le politiche di austerità, che sono state pagate dalle masse popolari: accendere almeno una luce di speranza. Ai risultati deludenti si è aggiunta la scomparsa di un gruppo dirigente persino nei primi commenti. Se si crede in un progetto ci si deve mettere la faccia, se non altro per una valutazione critica ed assunzione di responsabilità. LeU è nata come accordo dentro al Parlamento sotto la guida ed il controllo di Mdp-Si-Possibile, controllo stretto, una necessità all’inizio, ma un errore la sua proiezione nelle candidature e nella conduzione della campagna elettorale, anzi nelle conduzioni della campagna elettorale, senza una regia unificante, neppure quella del presidente Grasso, sia pure indicato come leader sempre dai soliti tre soggetti politici. Pietro Grasso ha lanciato alcune suggestioni sull’apertura di un processo costituente di un partito di sinistra largo e plurale. Si doveva vederne una traccia già nella campagna elettorale, non è avvenuto: non basta un incontro con Corbyn per ovviare all’assenza di una strategia di ampio respiro, almeno per le prossime regionali 2018 dopo Lazio e Lombardia (Molise, Friuli-Venezia Giulia, Basilicata, T-A.A./S e VdA) e il 2019 con l’appuntamento maggiore delle elezioni europee e delle Regioni elette nel 2014 (Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Piemonte e Sardegna). Quale sarà la proposta? Una strategia di ricostruzione della sinistra o un patchwork di consiglieri regionali alla ricerca di una riconferma a qualsiasi prezzo e non importa con quali alleanze? Degli sviluppi futuri volete discutere solo tra di voi o aprire occasioni di confronto tra tutti quelli che si sono impegnati, compresi quelli a priori non eleggibili, candidati clandestini. Vorremmo capire le ragioni della mancanza quasi totale di attrattiva per i militanti e gli elettori in fuga dal Pd, che hanno addirittura preferito l’astensione al voto per LeU. Nel 2013 i voti validi sono stati 34.005.755 di cui 8 646 034 al Pd. La partecipazione si è attestata al 72,9%, cioè 2 punti in meno del 2013, a mio avviso da individuare in elettori Pd. Se quella strategia è fallita, ne va aperta un’altra, cioè appellarsi a tutta la sinistra socialista, comunista, libertaria, ambientalista e del terzo settore in particolare del volontariato. La sinistra è in crisi in tutta Europa e non uscirà dalla crisi con una competizione per l’egemonia tra Pse e Sinistra europea, tutte aggregazioni percorse da contraddizioni e non attrattive nel complesso per le masse popolari e dei lavoratori europei.
Felice Besostri è avvocato ed è stato candidato alla Camera per Liberi e uguali alle Politiche 2018