Più investimenti pubblici, più diritti sindacali e lotta alla corruzione: il Partito belga del lavoro accumula consensi a sinistra rispolverando senza timori anticapitalismo e “lotta di classe”. Mentre la crisi della socialdemocrazia non ha freni

L’incendio è stato causato dalla sete di profitto. Così commentava a proposito della nota catastrofe avvenuta alla Torre Grenfell di Londra nel giugno del 2017 Han Soete, giornalista a capo della rivista del Partito del lavoro del Belgio (Parti du travail de Belgique, Ptb). «Sarebbe bastato spendere i 5.700 euro previsti per la manutenzione dell’immobile per evitare l’incendio», denunciava Soete, «ed evitare di chiudere le caserme dei pompieri come voluto pochi anni prima dal sindaco conservatore di Londra Boris Johnson».

La lotta alle ineguaglianze sociali e la denuncia degli squilibri del sistema capitalista con le sue gravi conseguenze, come nell’incidente della Torre Grenfell, sono i pilastri dell’azione del Ptb. Il partito mostra una notevole coerenza coi propri principi. Per esempio i suoi eletti al parlamento federale devono vivere con un salario compreso tra i 1500 e i 1800 euro e versare il resto in indennità al partito. «Se non si vive come si pensa, si comincia a pensare come si vive», ha spiegato Raoul Hedebouw, uno dei due deputati Ptb eletti nella camera più alta del Belgio. La sensibilità al tema della corruzione è del resto molto cresciuta tra i belgi, che hanno assistito negli ultimi anni a numerosi casi di corruzione dei partiti. I socialisti, in particolare, sono stati protagonisti di una serie di scandali che hanno provocato una crisi di rigetto tra i loro sostenitori.

Questa piccola formazione politica di ispirazione marxista-leninista è rimasta a lungo ai margini dello scacchiere politico belga, incapace di superare persino l’1% dei voti. Recentemente però le cose sono cambiate…

Il reportage di Matteo Guidi da Bruxelles prosegue su Left in edicola


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