Questa settima vi racconterò un po' di come si vive l'8 marzo in Russia. Qui chi ha vissuto nell'Unione sovietica (diciamo che ha più di 40 anni) spesso sa che si tratta di una celebrazione assunta dalla Seconda Internazionale. Ma perché lo ha letto negli abecedari scolastici e non certo perché esista una tradizione femminista nel Paese (tutt'altro). Potrà sorprendere, ma se si eccettua il Capodanno e forse il 9 maggio (il Giorno della vittoria nella Grande guerra, ndr), l'8 marzo è la festa russa più importante. Si percepisce la primavera nei profumi e nelle giornate che si allungano anche se la neve decora ancora parchi e giardini. Ma soprattutto per altri motivi. Intanto si sta a casa dal lavoro per due giorni, non solo l'8 ma anche il 9. Inoltre sui posti di lavoro - spesso a spesa dell'azienda - il 7 marzo a pranzo si “aprono i tavoli”, così si dice qui, e si mangia e si beve. Per alcuni finisce anche in sbronza e quindi anche il 7 è un giorno lavorativo sui generis. Infine, è soprattutto una comunione delle donne. Amiche, madri e figlie, colleghe di lavoro escono a cena o addirittura partono per un lungo week-end. Lontane dagli uomini: così anelati in un Paese dove esiste - assieme non casualmente a Ucraina e Bielorussia - il più basso rapporto tra uomini e donne al mondo (0,81 uomini per 1 donna), ma così antropologicamente diversi. In coppia si vedono in giro perlopiù giovani coppie appassionate, intralciate nelle effusioni solo dal gran mazzo di fiori d'assoluta ordinanza. La storia delle donne in Urss e poi in Russia è peculiare, complessa, tragica, ma mi verrebbe da dire, approfittando dell'occasione, anche romantica. È la storia di una emancipazione incompiuta laddove lo straordinario ruolo sociale ed economico della donna (altro che “sesso debole”!) è sempre convissuto con una cessione di responsabilità politica e istituzionale verso l'uomo. In questo senso, balza all'occhio subito come la società russa e sovietica non abbia conosciuto la stagione del '68 e del femminismo. L'8 marzo anche la sinistra russa ha tenuto delle iniziative. A Mosca un presidio nella centralissima via Arbat e di seguito una serata-dibattito. A San Pietroburgo c'è stato un corteo (in foto, ndr). Lo scorso anno era stato vietato dalle autorità, quest'anno è andato tutto liscio. Un piccolo passo avanti in un Paese in cui ancora spesso misoginia e sciovinismo la fanno da padroni. Buongiorno Mosca!  Storie, vicende e riflessioni dalla Russia [email protected]

Questa settima vi racconterò un po’ di come si vive l’8 marzo in Russia. Qui chi ha vissuto nell’Unione sovietica (diciamo che ha più di 40 anni) spesso sa che si tratta di una celebrazione assunta dalla Seconda Internazionale. Ma perché lo ha letto negli abecedari scolastici e non certo perché esista una tradizione femminista nel Paese (tutt’altro).

Potrà sorprendere, ma se si eccettua il Capodanno e forse il 9 maggio (il Giorno della vittoria nella Grande guerra, ndr), l’8 marzo è la festa russa più importante. Si percepisce la primavera nei profumi e nelle giornate che si allungano anche se la neve decora ancora parchi e giardini. Ma soprattutto per altri motivi.

Intanto si sta a casa dal lavoro per due giorni, non solo l’8 ma anche il 9. Inoltre sui posti di lavoro – spesso a spesa dell’azienda – il 7 marzo a pranzo si “aprono i tavoli”, così si dice qui, e si mangia e si beve. Per alcuni finisce anche in sbronza e quindi anche il 7 è un giorno lavorativo sui generis.

Infine, è soprattutto una comunione delle donne. Amiche, madri e figlie, colleghe di lavoro escono a cena o addirittura partono per un lungo week-end. Lontane dagli uomini: così anelati in un Paese dove esiste – assieme non casualmente a Ucraina e Bielorussia – il più basso rapporto tra uomini e donne al mondo (0,81 uomini per 1 donna), ma così antropologicamente diversi. In coppia si vedono in giro perlopiù giovani coppie appassionate, intralciate nelle effusioni solo dal gran mazzo di fiori d’assoluta ordinanza.

La storia delle donne in Urss e poi in Russia è peculiare, complessa, tragica, ma mi verrebbe da dire, approfittando dell’occasione, anche romantica. È la storia di una emancipazione incompiuta laddove lo straordinario ruolo sociale ed economico della donna (altro che “sesso debole”!) è sempre convissuto con una cessione di responsabilità politica e istituzionale verso l’uomo. In questo senso, balza all’occhio subito come la società russa e sovietica non abbia conosciuto la stagione del ’68 e del femminismo.

L’8 marzo anche la sinistra russa ha tenuto delle iniziative. A Mosca un presidio nella centralissima via Arbat e di seguito una serata-dibattito. A San Pietroburgo c’è stato un corteo (in foto, ndr). Lo scorso anno era stato vietato dalle autorità, quest’anno è andato tutto liscio. Un piccolo passo avanti in un Paese in cui ancora spesso misoginia e sciovinismo la fanno da padroni.

Buongiorno Mosca! 
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