I giovani che si oppongono al matrimonio combinato rischiano la vita. Una rete di volontari li mette in salvo. E così viene scardinato un sistema arcaico e crudele

«Halo, qui è il Love commando». «Salve. stanno per uccidere la mia ragazza. Potete per favore salvarle la vita?». La giovane potrebbe morire nel giro di un paio d’ore. «Potrebbe essere rapita. Potrebbe essere avvelenata. Potrebbe essere bruciata. Potrebbe essere picchiata. Non so dove la stanno portando». La voce dell’amante dall’altro lato della cornetta è disperata. La mano dell’uomo regge il telefono, mentre le labbra si muovono per chiedere l’indirizzo esatto, nella stanza spoglia con tavolo e sedia, qualche manifesto alle pareti, fumo grigio di sigaretta. Bisogna organizzare un’altra fuga, nascondere gli ultimi amanti, evitare l’uccisione di un’altra giovane coppia che sfida tradizione, famiglia, sistema delle caste. Il mondo intero intorno. In India ogni giorno si muore d’amore.

«Halo, qui è Love commando». Se gli chiedi come sta, dice «bene, lottiamo». Se gli chiedi come è andata la giornata, il chief, il capo dei Love commando, Sanjay Sachey, parla della “rescue mission”, della missione di salvataggio appena avvenuta poche ore prima, coordinata dall’ufficio della capitale, Delhi, in un villaggio dell’Uttar Pradesh. Missione compiuta. «A Delhi abbiamo sette shelter, rifugi, dove nascondiamo i ragazzi. In tutta l’India ce ne sono circa 450, tutti segreti, alcuni delle coppie che abbiamo aiutato in passato. Gli amanti che hanno bisogno di nascondersi rimangono lì per due o tre giorni, massimo dieci», passano da una città all’altra in uno dei Paesi con la popolazione tra le più giovani al mondo. Il commando che ne evita l’uccisione, li aiuta poi a sposarsi e avviarsi a nuova vita, lontano dalle loro famiglie.

Solo il 30 per cento dei matrimoni oggi in India avviene liberamente. Nel resto dei casi, per chi si oppone alle nozze combinate, per amare un uomo o una donna di un’altra casta o qualcuno che la famiglia non ha progettato o non vuole che sposi, c’è la morte. Botte, fuoco e pietre, per chi infrange la regola. Da nord a sud della nazione una ragazza può essere bruciata se disobbedisce ai genitori, se ha rapporti prematrimoniali, se sceglie di non convolare a nozze per obbligo. Le fiamme sono l’unica cosa che salva, agli occhi di parte della società, soprattutto rurale, l’onore tradizionale della famiglia, una legge non scritta che ritiene l’orgoglio più importante della felicità. Nel migliore dei casi, i ragazzi, una volta fuggiti, sono costretti a ripagare il debito contratto dai genitori per i matrimoni combinati precedentemente, un calcolo della libertà in migliaia di rupie. Le coppie sono pronte a non tornare mai più indietro, mai più a casa. «Ma nessuno li ferma, perché i Love commando sono qui con loro. Niente deve essere impossibile, tutto deve funzionare», dice il chief.

Quando i genitori furiosi dei “love birds” in fuga chiamano la squadra di Sanjay è di solito per comunicargli che “presto abbandoneranno questo mondo”. L’India è un Paese di killer d’amore. “Every day, risky day”, ogni giorno è rischioso. I Love commando hanno smesso di denunciare alla polizia le telefonate e le minacce di morte che ricevono «perché non compiono indagini con progressi concreti. Il problema non sono solo quelli che vogliono vederci morti, ma quelli che non possono apertamente sostenerci in pubblico, hanno paura. Ma il nostro è un compito così: difficile». Le intimidazioni per la squadra che ha deciso di chiamarsi come un’armata dell’amore sono diventate una routine, una parte del lavoro che hanno scelto di compiere, un lato scuro della missione a cui si sono abituati, per vocazione alla libertà, che vogliono per loro, per gli altri, e soprattutto per le new generations, le nuove generazioni, quelle che, dicono, renderanno «l’India un paese senza caste, un posto migliore».

«Nessuno dei partiti al potere si occupa di questo problema, nessuno ha un’agenda per migliorare la vita dei giovani, i diritti di chi si ama in India oggi. Il diritto primario della nuova generazione è l’amore, quello libero. Chi si sposa per amore, chi sfida il tabù delle caste può essere ucciso, per quelli che chiamano honor killings, omicidi d’onore, ma io d’onore non ne vedo nemmeno un briciolo». È difficile calcolare quanti omicidi d’onore avvengano ogni anno in India, perché spesso i decessi vengono dichiarati dalla famiglia come suicidi o incidenti. Non solo morte, ma anche attacchi con l’acido, mutilazione, rapimento e costrizione al matrimonio: di questi ultimi casi, quasi nessuno riesce ad essere denunciato alle forze dell’ordine.
Come ha dichiarato Annie Raja della Federazione nazionale delle donne indiane, questi eventi passano sotto silenzio, sono quasi totalmente “under reported”, non denunciati. Quindi non veramente censibili. Secondo gli ultimi dati presentati al Parlamento indiano più di un anno fa, la polizia ha registrato 251 casi nel 2015. Nel 2017 la più giovane vittima di tutta l’India è diventata una bambina di 13 anni, assassinata perché aveva parlato con un ragazzo nel villaggio di Chintapally. Il padre l’ha strangolata, la madre poi l’ha bruciata. La polizia di Nalgonda, a sud del Paese, ha capito subito che non si trattava di suicidio, come invece voleva far credere la famiglia.

«Gli innamorati vogliono sradicare il fondamentalismo religioso, la società delle caste, ci salveranno i giovani e, soprattutto, quelli innamorati» dice il chief della squadra a telefono su whatsapp, tra una comunicazione interrotta da una minaccia e una missione. «È colpa del sistema religioso delle caste. Le persone che si innamorano senza rispettarlo compiono un atto di ribellione estremo». Sposarsi per amore viene considerato un concetto occidentale, non indiano. «È una giungla, ma qualcuno in questa giungla deve ringhiare». La giornata di Sachey comincia alle quattro del mattino, quando scrive un editoriale per il giornale dove lavora ma che non vuole menzionare. Un giornalista, un decoratore, un negoziante, un artista, un venditore di scarpe. Ognuno nella squadra, aveva o ha, nel tempo che gli resta, un lavoro. «C’è Sonu, che organizza i matrimoni degli amanti, perché molti documenti sono necessari. Rajesh che fa il logista e li tiene al sicuro. Sagar e Goyinda, men of action», uomini d’azione nell’India delle lamiere, povertà e vicoli stretti, angusti.

Hanno paura di poche cose, i Love commando, vergogna ancor meno. «Tutto questo costa. Ma continuiamo. Alcuni di noi hanno venduto le loro case per continuare questo lavoro. Siamo sempre in cerca di fondi per continuare ad aiutare i giovani indiani. Arrivano piangendo, se ne vanno sorridendo. È questo il senso di quello che facciamo, la più grande soddisfazione per noi». In questa guerra sempre meno segreta sono sempre più i ragazzi che si ribellano al patriarcato familiare e religioso.

Quanti ragazzi hanno salvato, non lo sanno con esattezza, il conto è stato perso dal 2010, quando hanno cominciato ad aiutare le coppie a scappare e sposarsi. Si tratta di centinaia di persone, che ora fanno parte della Love commando family. Preoccupati, ma orgogliosi sono i loro parenti: «i nostri familiari ci supportano, credono che quello che forniamo sia un servizio per l’umanità. Lottiamo per la causa dell’amore. L’amore non è una casta e non è religione. Non è cultura, né ha un colore. È natura, bellezza. Sarà l’amore a creare una società senza caste nel nostro Paese» dice il chief, ma quando la società cambierà, non lo sa. «Roma non è stata costruita in un giorno». Per dire che la strada è lunga, ama citare sempre la poesia di Robert Frost, imparata a memoria da bambino, a scuola: nel dark, nel buio I have promises to keep, and miles to go before I sleep, “ho delle promesse da mantenere, miglia da percorrere ancora prima di andare a dormire”.

Ride e conclude: «non so per quante ore potremmo rimanere vivi, se il nostro indirizzo dovesse diventare pubblico. Nemmeno per 24 ore, forse. Con i fondamentalisti religiosi è dura sopravvivere». Poi ancora sigaretta, fiammifero, telefono. Sanjay rimane seduto da qualche parte, somewhere nella città, in un ufficio segreto di Delhi, telefono tra i palmi. «Halo, qui è il Love commando».