«Navigare italiano non è solo uno slogan ma un impegno: significa darvi solo il meglio e trasformare ogni vostro viaggio in una vacanza con un servizio 100% made in Italy»: è lo sconcertante messaggio pubblicitario che Moby e Tirrenia hanno pensato per promuovere i propri servizi e che ieri campeggiava a piena pagina su alcuni quotidiani e faceva bella mostra sulla pagina Facebook della compagnia. Per leggere i commenti vi basta fare un giro sui social e fare due conti su come agitare un po’ di nazionalismo per un pugno di biglietti non sia stata un’idea brillantissima.
Secondo Moby (che poi è anche Tirrenia e Toremar) il fatto di avere dipendenti tutti italiani sarebbe di per sé una garanzia di buon servizio (forse per l’adagio degli italiani popolo di santi e navigatori) nonostante gli schettini. Secondo loro, in pratica, alla stregua di una buona pizza il traghetto senza stranieri sarebbe un certificato di autenticità nel carico scarico di auto vacanziere.
Saltano all’occhio un paio di cose, intanto. La compagnia ha 4.750 lavoratori stranieri (che i capi sminuiscono con un “sono meno del 6%” come se fossero un’onta). Ma c’è di più e peggio: Vincenzo Onorato, patron della compagnia, ci dice che il razzismo non c’entra nulla e che quel messaggio starebbe solo a significare che tutti i suoi dipendenti sono “regolarmente pagati con contratti nazionali” a differenza dei suoi competitori che sfrutterebbero i lavoratori.
Così viene da chiedersi se fosse tanto difficile scrivere «Naviga con lavoratori regolarmente assunti» che avrebbe avuto un sapore del tutto diverso e che probabilmente avrebbe avuto anche un discreto successo rispetto alla cretinata partorita dagli illustri pubblicitari al soldo di Moby. O forse, semplicemente, ancora una volta ciò che conta è gettare l’amo per riuscire a far parlare di sé. “Molti nemici molto onore” diceva quel tale. Tutto italiano.
Buon martedì.