Dopo i bombardamenti iniziati il 18 febbraio le vittime sono 1200. E ora, mentre comincia la grande fuga di intere famiglie, diventa sempre più grave la condizione di chi rimane

Sta per finire l’assedio e sta per cominciare l’esodo dalla Ghouta est. L’ultima roccaforte nemica di Assad sta crollando. È stata una delle battaglie più sanguinose della lunghissima guerra siriana: sette anni, migliaia di morti.

L’enclave di Ghouta, l’area a est di Damasco, è al collasso, 15mila persone dopo cinque anni hanno cominciato ad abbandonare la città. Dopo tre settimane di bombardamenti aerei, i civili sono scappati da Hamuriyah. Uomini, donne, bambini hanno lasciato le loro case soprattutto per mancanza di cibo, acqua ed elettricità. Si tratterebbe del più grande esodo dall’enclave ancora in parte controllata dagli insorti dove continua l’avanzata delle truppe governative siriane dopo i bombardamenti che, dal 18 febbraio, hanno provocato circa 1.200 morti, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Secondo l’organizzazione l’esodo avviene attraverso un corridoio dalla città di Hamuriya, al centro della Ghouta. Secondo fonti locali, le fazioni armate si sono ritirate da Hamuriya e Saqba, al centro della Ghouta, ma le notizie non sono verificabili in maniera indipendente, sottolinea l’Ansa.

La fuga dei civili proseguirà nei prossimi giorni, ad Assad e ai suoi alleati rimarranno ben pochi nemici e presto avranno il controllo totale del territorio. L’ultima offensiva del governo siriano è stata lanciata con l’aiuto degli alleati russi in divisa, che da metà febbraio, nonostante il cessate il fuoco invocato dalle Nazioni Unite, hanno fatto proseguire i combattimenti: Damasco e Mosca hanno ribadito che i gruppi che considerano terroristi non erano inclusi nel patto di tregua.

Ai ribelli che si arrenderanno, la Russia ha offerto un corridoio d’uscita sicuro, una tattica che ha aiutato Damasco e alleati a riprendere il controllo delle maggiori città siriane. Convogli umanitari della Croce Rossa internazionale (Cicr) sono diretti all’interno della Ghouta. Sono circa 400mila i civili ancora intrappolati, che presto avranno bisogno di cibo, medicine, aiuti umanitari.