Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni unite, composto da esperti indipendenti, ha messo l'Ungheria sotto osservazione a poche settimane dalle prossime elezioni nel Paese (che si terranno l'8 aprile, ndr) per valutare la violazione dei diritti civili e politici nel paese. Ma lo Stato di Orban ha risposto per l'ennesima volta nello stesso modo: non è un Paese per migranti. Budapest a Bruxelles ha difeso di nuovo la sua politica contro la migrazione, «perché è determinata a mantenere una società omogenea, cristiana». A tre settimane dalle elezioni, Viktor Orban ha detto - in un comizio durante la campagna elettorale - che bisogna combattere contro «forze esterne, potenze internazionali» che vogliono introdurre con l'inganno una «migrazione massiva nel Paese». Il suo ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha dichiarato che il governo è convinto «che il popolo ungherese abbia diritto a vivere una vita in sicurezza, senza paura delle atrocità del terrorismo». «La triste esperienza» del 2015, quando l'Ungheria fu attraversata dalla rotta balcanica dei migranti in fuga dalle guerre in Medio Oriente, «non si ripeterà»: per Szijjarto «il governo ungherese non ha ammesso, né ammetterà nel futuro migranti illegali, noi ungheresi abbiamo vissuto gli ultimi mille anni in una società cristiana, omogenea, integrata e lo consideriamo inestimabile, le ong che insistono sulla tolleranza per la migrazione non sono state elette dal popolo ungherese». In vista delle elezioni parlamentari dell'otto aprile, i manifesti blu del governo ungherese sono stati affissi da nord a sud del Paese. Sopra c'è solo questa scritta: «Le Nazioni unite vogliono accettare migranti su base quotidiana, l'Ungheria decide, non l'Onu!». La retorica anti-europeista e anti-migratoria su cui Orban sta basando la sua intera campagna elettorale preoccupa Human rights watch: «Non è una coincidenza che questi manifesti siano apparsi prima dell'otto aprile, il primo ministro ha continuato a ripetere che queste elezioni determineranno se “l'Ungheria rimarrà ungherese, o diventerà un Paese per migranti”. I giornalisti hanno riportato che il partito di governo dipinge i media e le ong come qualcosa che “deve essere fermato”. Chiunque verrà eletto l'otto aprile ha ponti da costruire. La campagna elettorale ungherese sta danneggiando il suo status di paese membro delle Nazioni unite e dell'Unione europea».

Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni unite, composto da esperti indipendenti, ha messo l’Ungheria sotto osservazione a poche settimane dalle prossime elezioni nel Paese (che si terranno l’8 aprile, ndr) per valutare la violazione dei diritti civili e politici nel paese. Ma lo Stato di Orban ha risposto per l’ennesima volta nello stesso modo: non è un Paese per migranti. Budapest a Bruxelles ha difeso di nuovo la sua politica contro la migrazione, «perché è determinata a mantenere una società omogenea, cristiana».

A tre settimane dalle elezioni, Viktor Orban ha detto – in un comizio durante la campagna elettorale – che bisogna combattere contro «forze esterne, potenze internazionali» che vogliono introdurre con l’inganno una «migrazione massiva nel Paese». Il suo ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha dichiarato che il governo è convinto «che il popolo ungherese abbia diritto a vivere una vita in sicurezza, senza paura delle atrocità del terrorismo».

«La triste esperienza» del 2015, quando l’Ungheria fu attraversata dalla rotta balcanica dei migranti in fuga dalle guerre in Medio Oriente, «non si ripeterà»: per Szijjarto «il governo ungherese non ha ammesso, né ammetterà nel futuro migranti illegali, noi ungheresi abbiamo vissuto gli ultimi mille anni in una società cristiana, omogenea, integrata e lo consideriamo inestimabile, le ong che insistono sulla tolleranza per la migrazione non sono state elette dal popolo ungherese».

In vista delle elezioni parlamentari dell’otto aprile, i manifesti blu del governo ungherese sono stati affissi da nord a sud del Paese. Sopra c’è solo questa scritta: «Le Nazioni unite vogliono accettare migranti su base quotidiana, l’Ungheria decide, non l’Onu!». La retorica anti-europeista e anti-migratoria su cui Orban sta basando la sua intera campagna elettorale preoccupa Human rights watch: «Non è una coincidenza che questi manifesti siano apparsi prima dell’otto aprile, il primo ministro ha continuato a ripetere che queste elezioni determineranno se “l’Ungheria rimarrà ungherese, o diventerà un Paese per migranti”. I giornalisti hanno riportato che il partito di governo dipinge i media e le ong come qualcosa che “deve essere fermato”. Chiunque verrà eletto l’otto aprile ha ponti da costruire. La campagna elettorale ungherese sta danneggiando il suo status di paese membro delle Nazioni unite e dell’Unione europea».