Il voto del 4 marzo porta in Parlamento personaggi del centrodestra che appoggiano i cosiddetti «diritti dei detentori delle armi». E i vari Salvini e Calderoli sfilano con fucili e pistole ad eventi fieristici, aperti anche ai minori. Prossimo obiettivo dei leghisti: rendere meno restrittive le direttive europee

Sul suo profilo facebook compare in tuta mimetica, sorridente mentre imbraccia un fucile. Maria Cristina Caretta, dal 4 marzo deputata di Fratelli d’Italia, è una campionessa dei voti. Nella sua circoscrizione in Veneto ha ottenuto 88.396 preferenze. In assoluto, la decima più votata di tutto Montecitorio tra gli eletti al maggioritario. Un risultato sostenuto dal lungo stuolo di coloro che vorrebbero un mercato delle armi senza troppe restrizioni. Già, perché la Caretta durante la sua campagna elettorale ha premuto molto su questo tasto sfoggiando il suo cursus honorum: è, infatti, la presidente nazionale della Confavi (Confederazione delle associazioni venatorie italiane). Curioso che abbia corso nella stessa coalizione di chi si è invece fatto portavoce degli animalisti, come Michela Brambilla. Facezie.

Certo è che la Caretta non è l’unica su cui associazioni e comitati che dicono di voler «tutelare i diritti dei detentori delle armi» hanno fatto pressione. Sul sito della Confederazione, nonostante in quanto tale dovrebbe professarsi apartitica, tra le pagine web “amiche” c’è anche quella di Sergio Berlato, coordinatore regionale proprio di Fratelli d’Italia in Veneto e consigliere regionale. Anche lui è stato candidato alle politiche, tanto che in un post si leggeva che la coppia Berlato-Caretta fosse «un’occasione importante per i tutti i portatori della cultura rurale e per i legali possessori di armi». Berlato non ce l’ha fatta e resterà in Veneto, mentre la Caretta ora porterà a Roma le istanze di cui si è fatta promotrice. E non sarà l’unica.

Tra Lega e Fratelli d’Italia, infatti…

L’articolo di Carmine Gazzanni prosegue su Left in edicola


SOMMARIO ACQUISTA