Dopo l'arresto in Germania dell'ex presidente catalano gli indipendentisti sono scesi in strada per protestare anche contro l'Europa. Una novantina di feriti

Per l’indipendenza torna il fuoco a primavera. Appena l’ex presidente catalano è stato fermato, la città ha cominciato a muoversi. Molto lontano dalle spiagge di quel sud, in terra tedesca, Carles Puigdemont è stato arrestato e Barcellona si è svegliata. Di nuovo. Il bilancio del giorno dopo è di quasi novanta feriti per gli scontri con le forze dell’ordine, quando migliaia di indipendentisti sono scesi in piazza contro l’arresto del leader deposto. Nei pressi dell’ufficio della Commissione europea della città i manifestanti hanno urlato «questa Europa è vergognosa» e “non più sorrisi”. All’orizzonte ora altri scontri, fumogeni e futuro incerto.

Abbandonata la Spagna dopo il referendum, Carles Puigdemont da ottobre scorso viveva in Belgio. Stava tornando dalla Danimarca quando la polizia tedesca ha fermato la sua auto, come ha raccontato Jaume Alonso Cuevillas, il suo avvocato.

Inseguito dal mandato di arresto internazionale emesso dalla Suprema Corte di Madrid venerdì scorso, il leader catalano è stato ammanettato dalla polizia tedesca e rischia di essere estradato in Spagna – lo sapremo nei prossimi giorni – per rispondere a due accuse: sedizione e ribellione. La pena prevista: 30 anni di prigione. Se i passi del governo spagnolo adesso rafforzeranno il movimento indipendentista o lo indeboliranno non è ancora chiaro, ma lo è il fatto che il gigante europeo si è mosso contro l’uomo simbolo della piccola Catalogna.

Secondo Elsa Artadi, membro del Parlamento catalano, braccio destro di Puigdemont, la Spagna è in cerca di «vendetta e repressione». Se la coalizione di Puigdemont, Insieme per la Catalogna, chiede di «non cadere nelle provocazioni», resistenza civile è quello che chiede il Cup, il partito della sinistra radicale pro-indipendentista.

Ada Colau, sindaca di Barcellona, invece richiama il governo centrale ai suoi obblighi per trovare una soluzione politica: «Lo Stato si nasconde dietro poliziotti e giudici e la situazione diventa sempre più complicata, ma i problemi politici si possono risolvere solo con la politica».