Nina ha 33 anni, è una ragazza dolce, malinconica, ironica, a tratti triste, una ragazza viva. Suona la viola e con le parole e la sua musica ti porta in posti lontani della sua memoria. Irida Gjergji anche lei ha 33 anni, suona la viola e attraverso Nina riesce ad andare in quei posti lontani della memoria. Irida è nata nell’Albania comunista. Tra i suoi ricordi d’infanzia ci sono i balletti di Stravinskij che guardava in tv, il caos dopo la caduta del regime e la pubblicità della Coca Cola. Di quando era adolescente ricorda la passione per la viola, le schegge di proiettile che volavano a destra e a sinistra e la sua amica Albana. Anni dopo Irida si è trasferita in Italia e si è diplomata al Conservatorio di Pescara. Ha voluto inseguire i suoi sogni e non è voluta sottostare a un progetto di vita già scritto come ogni brava ragazza albanese. In Italia ha anche inseguito la sua passione per il teatro. Nina è il personaggio del suo progetto Sarabanda postcomunista che nasce come sua autobiografia per parlare della condizione di immigrato, ma senza rinunciare alla musica e al folklore albanese. È un concerto spettacolo dove il contrabbasso si intreccia con il pianoforte, la batteria, la viola e la voce di Nina. Un gruppo di jazzisti italiani che si sono lasciati trascinare da quei ritmi irregolari tipici dei Balcani e che hanno formato insieme a Irida l’Hora Quartet. Irida canta in albanese, ma nonostante le parole siano in una lingua sconosciuta, la sua musica fa vibrare la pelle. Non c’è bisogno di capire, bisogna solo lasciarsi andare e sentire. I suoi racconti celano tristezza, gioia, dolore, ironia tutti sentimenti che si esprimono subito dopo con la sua musica. [video width="400" height="224" mp4="https://left.it/wp-content/uploads/2018/04/22270119_853129308182851_8637883731446595584_n.mp4"][/video] «Scrivere questo testo è stato catartico» racconta Irida, e aggiunge: «Non è facile parlare degli anni 1990 e del 1997, sono anni che ti segnano. Scrivevo tutto quello che mi veniva in mente e poi toglievo le cose troppo patetiche e dolorose creando leggerezza e ironia. Non era facile rileggere il tutto soprattutto quando ti ispiri al tuo vissuto. Attraverso il personaggio di Nina ho cercato di prendere le distanze». Nina parla delle peripezie avute nel rinnovo del permesso di soggiorno, del suo essere giovane donna albanese, del rapporto difficile con il papà e di Albana, la sua amica delle superiori. Un giorno un ragazzo che conoscevano aveva proposto loro di salire in macchina, Albana è salita nonostante Irida cercava di convincerla del contrario, da quel giorno Irida non l’ha più rivista. È un racconto difficile quest’ultimo e Irida lo affida a Nina. Lei non è voluta salire in quella macchina. La sua viola l’ha salvata. *
Al teatro Tor Bella Monaca a Roma, giovedì 12 aprile (ore 21)
Con Irida Gjergji Mero voce e viola – Andrea Di Giampietro pianoforte – Emanuele Di Teodoro contrabbasso – Walter Caratelli batteria. Collaborazione alla drammaturgia alla messa in scena Andrea Cosentino | musiche originali Diego Conti, Giacomo Salario

Nina ha 33 anni, è una ragazza dolce, malinconica, ironica, a tratti triste, una ragazza viva. Suona la viola e con le parole e la sua musica ti porta in posti lontani della sua memoria. Irida Gjergji anche lei ha 33 anni, suona la viola e attraverso Nina riesce ad andare in quei posti lontani della memoria. Irida è nata nell’Albania comunista. Tra i suoi ricordi d’infanzia ci sono i balletti di Stravinskij che guardava in tv, il caos dopo la caduta del regime e la pubblicità della Coca Cola. Di quando era adolescente ricorda la passione per la viola, le schegge di proiettile che volavano a destra e a sinistra e la sua amica Albana. Anni dopo Irida si è trasferita in Italia e si è diplomata al Conservatorio di Pescara. Ha voluto inseguire i suoi sogni e non è voluta sottostare a un progetto di vita già scritto come ogni brava ragazza albanese. In Italia ha anche inseguito la sua passione per il teatro. Nina è il personaggio del suo progetto Sarabanda postcomunista che nasce come sua autobiografia per parlare della condizione di immigrato, ma senza rinunciare alla musica e al folklore albanese. È un concerto spettacolo dove il contrabbasso si intreccia con il pianoforte, la batteria, la viola e la voce di Nina. Un gruppo di jazzisti italiani che si sono lasciati trascinare da quei ritmi irregolari tipici dei Balcani e che hanno formato insieme a Irida l’Hora Quartet. Irida canta in albanese, ma nonostante le parole siano in una lingua sconosciuta, la sua musica fa vibrare la pelle. Non c’è bisogno di capire, bisogna solo lasciarsi andare e sentire. I suoi racconti celano tristezza, gioia, dolore, ironia tutti sentimenti che si esprimono subito dopo con la sua musica.

«Scrivere questo testo è stato catartico» racconta Irida, e aggiunge: «Non è facile parlare degli anni 1990 e del 1997, sono anni che ti segnano. Scrivevo tutto quello che mi veniva in mente e poi toglievo le cose troppo patetiche e dolorose creando leggerezza e ironia. Non era facile rileggere il tutto soprattutto quando ti ispiri al tuo vissuto. Attraverso il personaggio di Nina ho cercato di prendere le distanze». Nina parla delle peripezie avute nel rinnovo del permesso di soggiorno, del suo essere giovane donna albanese, del rapporto difficile con il papà e di Albana, la sua amica delle superiori. Un giorno un ragazzo che conoscevano aveva proposto loro di salire in macchina, Albana è salita nonostante Irida cercava di convincerla del contrario, da quel giorno Irida non l’ha più rivista. È un racconto difficile quest’ultimo e Irida lo affida a Nina. Lei non è voluta salire in quella macchina. La sua viola l’ha salvata.

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Al teatro Tor Bella Monaca a Roma, giovedì 12 aprile (ore 21)
Con Irida Gjergji Mero voce e viola – Andrea Di Giampietro pianoforte – Emanuele Di Teodoro contrabbasso – Walter Caratelli batteria. Collaborazione alla drammaturgia alla messa in scena Andrea Cosentino | musiche originali Diego Conti, Giacomo Salario