È uscito qualche giorno fa l’ennesimo articolo sensazionalistico su Repubblica che annuncia la scoperta “definitiva”: trovate le aree del cervello responsabili della schizofrenia! Sarebbe infatti il malfunzionamento di queste aree, una parte di cervello che si rompe, che determinerebbe i sintomi schizofrenici: dissociazione, rapporto con la realtà alterato, delirio, catatonia… D’altra parte Repubblica è lo stesso giornale che pubblica gli interventi di Recalcati, interventi in cui sembrerebbe in gioco un pensiero e non solo il funzionamento chimico-biologico del cervello. Anche se poi quale sia questo pensiero e soprattutto come funzioni è difficile se non impossibile da capire, almeno dalle parole di Recalcati. In entrambi i casi però rimane fondante un’idea di pensiero oppure di un meccanismo di funzionamento del cervello che è sostanzialmente scorrelato da ciò che gli accade intorno. Non si ipotizza mai che possa esistere un’influenza esterna che modifichi il pensiero o il funzionamento biologico del pensiero. Viene quindi da chiedersi come questi signori possano fare psicoterapia: se il pensiero non si modifica a cosa serve la psicoterapia? Perché chiamarla terapia se non è possibile modificare alcunché? È incredibile come Repubblica continui da decenni a ripetere sempre lo stesso mantra: il pensiero è immodificabile, il pensiero è il funzionamento biologico dell’organo cervello, la malattia mentale è ascrivibile interamente al funzionamento biologico del cervello. Perché? Perché questa pervicacia a insistere ad annullare e far sparire sempre, insistentemente il fatto che in Italia, nel 1971, è stata scoperta la causa della malattia mentale, inclusa la schizofrenia. È la scoperta contenuta in Istinto di morte e conoscenza di Massimo Fagioli, dove viene tra l’altro raccontato il percorso di cura e guarigione di un grave caso di schizofrenia. Fagioli ha scoperto e compreso dove nasce la fantasia, cosa la nutre e cosa la uccide. Ha scoperto e compreso che cosa è la malattia e come lo psichiatra può affrontarla per eliminarla definitivamente. Come per le malattie organiche in cui per eleminare la malattia si elimina la sua causa, nelle malattie mentali, scoperta la causa la si può eliminare per eliminare la malattia. La causa non è organica perché riguarda il pensiero che è una realtà non materiale. Se si considera il pensiero come monade a se stante, non influenzabile dall’esterno, realtà eterna e non modificabile, allora non esiste malattia e non esiste cura. Ma non c’è nemmeno rapporto tra esseri umani. La scoperta della malattia mentale è stata la simultanea scoperta della fisiologia della mente umana, ossia del suo funzionamento “sano”. Ed è stata la scoperta della verità dell’essere umano che è il rapporto con gli altri. Quando c’è la malattia quello che non funziona più è il rapporto con gli altri. È quella realtà che va in crisi. La bravura del medico psichiatra è capire quali sono i segnali che indicano un problema psichico. La malattia è l’esito finale della reazione psichica a rapporti d’amore deludenti. Il bambino appena nato cerca l’amore della madre e offre con tutto se stesso l’amore del suo essere. Essere che si è formato come reazione alla realtà inanimata aggressiva. La reazione, la prima reazione è di far sparire l’aggressione violenta e la creazione di un pensiero, un’idea, di rapporto totale con un altro essere umano. La reazione allo stimolo nuovo (la luce) è la pulsione di annullamento. Con essa e insieme alla vitalità del corpo, il neonato realizza l’esatto opposto della realtà che lo aggredisce: elimina l’inumano per fare qualcosa di totalmente umano, il primo pensiero, ciò che Fagioli chiamò inconscio mare calmo. Elimina la violenza per fare qualcosa di totalmente opposto a essa: una reazione che è amore e tendere verso l’altro. È la capacità di amare, la forza del cuore, che ogni neonato ha e che gli fa amare senza condizioni l’altro essere umano. La malattia viene quando questo amore totale del neonato viene negato e annullato. La cultura propalata da Repubblica e da tanti altri grandi media è l’annullamento dell’identità del bambino. Essi sostengono che il bambino nasce perverso e violento. Pensi solo a se stesso. Non ha rapporto con gli altri. Non ha capacità di amare. Sono proiezioni. È quella cultura che non ha la minima idea di cosa voglia dire amore per gli altri né tantomeno ha la più pallida idea di cosa sia la fisiologia o patologia mentale. Perché annullare una realtà significa non vedere. E non vedere significa non capire. Dopo di ché accade che la propria incapacità di vedere diventa volere che gli altri non siano e non sappiano, che gli altri non vedano. [su_divider style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]

Il commento di Matteo Fago è tratto da Left in edicola

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È uscito qualche giorno fa l’ennesimo articolo sensazionalistico su Repubblica che annuncia la scoperta “definitiva”: trovate le aree del cervello responsabili della schizofrenia! Sarebbe infatti il malfunzionamento di queste aree, una parte di cervello che si rompe, che determinerebbe i sintomi schizofrenici: dissociazione, rapporto con la realtà alterato, delirio, catatonia…

D’altra parte Repubblica è lo stesso giornale che pubblica gli interventi di Recalcati, interventi in cui sembrerebbe in gioco un pensiero e non solo il funzionamento chimico-biologico del cervello. Anche se poi quale sia questo pensiero e soprattutto come funzioni è difficile se non impossibile da capire, almeno dalle parole di Recalcati. In entrambi i casi però rimane fondante un’idea di pensiero oppure di un meccanismo di funzionamento del cervello che è sostanzialmente scorrelato da ciò che gli accade intorno. Non si ipotizza mai che possa esistere un’influenza esterna che modifichi il pensiero o il funzionamento biologico del pensiero. Viene quindi da chiedersi come questi signori possano fare psicoterapia: se il pensiero non si modifica a cosa serve la psicoterapia? Perché chiamarla terapia se non è possibile modificare alcunché?

È incredibile come Repubblica continui da decenni a ripetere sempre lo stesso mantra: il pensiero è immodificabile, il pensiero è il funzionamento biologico dell’organo cervello, la malattia mentale è ascrivibile interamente al funzionamento biologico del cervello. Perché? Perché questa pervicacia a insistere ad annullare e far sparire sempre, insistentemente il fatto che in Italia, nel 1971, è stata scoperta la causa della malattia mentale, inclusa la schizofrenia. È la scoperta contenuta in Istinto di morte e conoscenza di Massimo Fagioli, dove viene tra l’altro raccontato il percorso di cura e guarigione di un grave caso di schizofrenia. Fagioli ha scoperto e compreso dove nasce la fantasia, cosa la nutre e cosa la uccide. Ha scoperto e compreso che cosa è la malattia e come lo psichiatra può affrontarla per eliminarla definitivamente. Come per le malattie organiche in cui per eleminare la malattia si elimina la sua causa, nelle malattie mentali, scoperta la causa la si può eliminare per eliminare la malattia. La causa non è organica perché riguarda il pensiero che è una realtà non materiale.

Se si considera il pensiero come monade a se stante, non influenzabile dall’esterno, realtà eterna e non modificabile, allora non esiste malattia e non esiste cura. Ma non c’è nemmeno rapporto tra esseri umani. La scoperta della malattia mentale è stata la simultanea scoperta della fisiologia della mente umana, ossia del suo funzionamento “sano”. Ed è stata la scoperta della verità dell’essere umano che è il rapporto con gli altri. Quando c’è la malattia quello che non funziona più è il rapporto con gli altri. È quella realtà che va in crisi. La bravura del medico psichiatra è capire quali sono i segnali che indicano un problema psichico. La malattia è l’esito finale della reazione psichica a rapporti d’amore deludenti. Il bambino appena nato cerca l’amore della madre e offre con tutto se stesso l’amore del suo essere.

Essere che si è formato come reazione alla realtà inanimata aggressiva. La reazione, la prima reazione è di far sparire l’aggressione violenta e la creazione di un pensiero, un’idea, di rapporto totale con un altro essere umano. La reazione allo stimolo nuovo (la luce) è la pulsione di annullamento. Con essa e insieme alla vitalità del corpo, il neonato realizza l’esatto opposto della realtà che lo aggredisce: elimina l’inumano per fare qualcosa di totalmente umano, il primo pensiero, ciò che Fagioli chiamò inconscio mare calmo. Elimina la violenza per fare qualcosa di totalmente opposto a essa: una reazione che è amore e tendere verso l’altro. È la capacità di amare, la forza del cuore, che ogni neonato ha e che gli fa amare senza condizioni l’altro essere umano. La malattia viene quando questo amore totale del neonato viene negato e annullato. La cultura propalata da Repubblica e da tanti altri grandi media è l’annullamento dell’identità del bambino. Essi sostengono che il bambino nasce perverso e violento. Pensi solo a se stesso. Non ha rapporto con gli altri. Non ha capacità di amare. Sono proiezioni. È quella cultura che non ha la minima idea di cosa voglia dire amore per gli altri né tantomeno ha la più pallida idea di cosa sia la fisiologia o patologia mentale. Perché annullare una realtà significa non vedere. E non vedere significa non capire. Dopo di ché accade che la propria incapacità di vedere diventa volere che gli altri non siano e non sappiano, che gli altri non vedano.

Il commento di Matteo Fago è tratto da Left in edicola


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