Il partito laburista ha lanciato un piano per affrontare l’emergenza abitativa in Gran Bretagna, una delle principali fonti di disagio per i ceti più poveri e, soprattutto, per le nuove generazioni, sostanzialmente costrette a considerare un miraggio l’idea stessa di acquistare un’abitazione. Il piano, presentato in questi giorni, si articola in tre proposte piuttosto ambiziose.
La prima è la volontà del partito guidato da Jeremy Corbyn, una volta al governo, di costruire in dieci anni un milione di nuove case. Ma, ed ecco il secondo punto, il Labour non si propone solo di costruire centomila abitazioni all’anno, ma di ridefinire il concetto stesso di casa popolare. Il prezzo degli affitti delle case popolari non verrà più stabilito in base ai criteri di mercato ma indicizzato in base agli stipendi reali. In città come Londra ma non solo, infatti, calmierare il prezzo delle case popolari indicizzandolo al prezzo di mercato, le rende comunque inaccessibili per i ceti più bassi considerando che la speculazione selvaggia porta i prezzi del mercato abitativo a prezzi esorbitanti.
Esistono a Londra migliaia di appartamenti vuoti, acquistati solamente a fini di investimento, un tipo di speculazione edilizia che mantiene il prezzo degli immobili e degli affitti a livelli inaccessibili non solo ai ceti popolari, ma a grandissima parte del ceto medio, tanto che possedere una casa a Londra e sinonimo di spropositata ricchezza. Utilizzando il salario disponibile, invece, si renderanno veramente disponibili anche per i più poveri e per le giovani coppie queste nuove abitazioni che verranno costruite.
Il terzo e forse più importante punto è l’istituzione di un fondo statale che abbia il compito di acquistare i terreni da privati al loro prezzo reale: prima della concessione edilizia. Una delle principali fonti di speculazione sul mercato edilizio è infatti proprio quella del prezzo dei terreni che, prima che vengano considerati edificabili, valgono quasi sempre un decimo del loro valore. Tramite questo fondo apposito lo Stato provvederà ad acquistare i terreni al loro valore reale prima che vengano destinati al mercato delle costruzioni: in questo modo si abbatteranno anche i costi per poter costruire case popolari e in generale il mercato edilizio.
Un piano, come si è detto, molto ambizioso che ha l’enorme merito di mettere finalmente nel cassetto l’idea che lo Stato, soprattutto in un ambito cruciale come quello edilizio, possa solo agire da regolatore del mercato ma che possa riprendere a svolgere un ruolo attivo e da protagonista.