“Il Pd vive come gli ebrei negli anni delle leggi razziali: braccati, umiliati e senza patria”: parole di tre giorni fa pronunciate dal presidente della Campania Vincenzo De Luca, uno di quelli che senza sparate sui giornali non esisterebbe nemmeno. Uno di quelli che in un partito serio non verrebbe candidato nemmeno come amministratore di condominio.
“Siamo di fronte a un grave pericolo. L’altro giorno stavo dando una mano a delle persone e gli ho chiesto come si sentissero di fronte a questa formazione politica, che non si può certo definire democratica. Uno mi guarda negli occhi e mi dice ‘credo che ci sentiamo come gli ebrei al primo apparire della figura di Hitler‘”: parole pronunciate ieri da Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia (non è un leader, su, non scherziamo con il senso delle parole) e pregiudicato, che in Paese normale sarebbe fuori dalla politica da anni, dovrebbe spiegarci parecchie cose ( tra cui la provenienza del denaro con cui ha cominciato ad essere imprenditore e le amicizie mafiose dei suoi stretti collaboratori come Marcello Dell’Utri).
Tutti e due a parlare di ebrei e di Hitler ovviamente sfruttando l’aria del 25 aprile, inserendosi nel tema caldo del momento per farsi notare di più e meglio con tutto l’egocentrismo di cui sono capaci. Ma qui la colpa è infinitamente più grave: qui siamo di fronte a due membri della classe dirigente che usano la Storia come zerbino, come una lettiera in cui fare i propri bisogni sperando di poter dare due zampate per coprire tutto. Sulla pelle dell’antifascismo e del popolo ebraico.
Buon giovedì.