Il rapporto denuncia 36 casi di prigionieri completamente isolati. Sepolti vivi nelle celle, sono attivisti politici, giornalisti, persone detenute senza un'accusa precisa

In Egitto per 22 ore al giorno in cella, da soli per 365 giorni l’anno. Un tempo che trascorre tra percosse dei secondini e cibo negato. Umiliazioni e silenzio. Divieto di contatti: con il mondo esterno, con le loro famiglie. Ma anche con quello interno, rappresentato dagli altri detenuti. L’isolamento è tortura e il Cairo lo applica sistematicamente nelle sue carceri. C’è scritto nel nuovo rapporto di Amnesty International.
Si finisce in isolamento per estorcere confessioni, per punire chi si è ribellato alle condizioni carcerarie o semplicemente per il passato politico che molti hanno alle spalle, scrive Amnesty. «Venti dei 36 prigionieri di cui si occupa il rapporto sono detenuti nel complesso penitenziario di Tora», scrive Riccardo Noury, Amnesty Italia.
Dietro le sbarre di 14 prigioni, in sette diversi governatorati, i detenuti intervistati nel report riferiscono di essere sottoposti a sovraffollamento delle strutture, mancanza di cibo, scarso livello di igiene, scarsa ventilazione ed illuminazione. A questo si aggiunge “l’uso dell’isolamento da parte delle autorità egiziane, uno strumento per infliggere punizioni addizionali, in particolare, ai prigionieri con un profilo politico”, scrive Amnesty.
Panico e paranoia. Assenza di memoria e concentrazione. Depressione ed insonnia, incapacità di comunicazione sono le conseguenze di questa pena, per giornalisti, attivisti, membri dell’opposizione, prigionieri senza accuse, che scontano un isolamento senza data di fine prevista. Sei detenuti dei 36 casi documentati da Amnesty «sono completamente isolati dal mondo esterno dal 2013», ha detto Najia Bounaim, Amnesty Nord Africa. Hussein Baumi, Amnesty Egitto, ha riportato le parole di un detenuto identificato come Hisham: le celle d’isolamento sono “simili a delle tombe”.
Sottoposto al memorandum dell’organizzazione per i diritti umani, il ministro dell’Interno egiziano del governo di Al Sisi ha risposto negando l’applicazione di tortura sistematica, ha ribadito la necessità del pugno duro da usare contro l’Isis che dal 2013 compie attacchi nel Paese e ha corretto Amnesty: quelle che l’ong chiama “celle d’isolamento” sono semplicemente “celle individuali” e le pratiche detentive sono “normali”. E poi al Cairo è di nuovo calato il silenzio.