In Malesia è finito il regno del Barisan nasional (Bn). Da sessant’anni la destra del fronte nazionale rimaneva al potere. Ma dalle elezioni del 9 maggio il Paese ha deciso che lo salverà il leader più anziano del mondo. A urne chiuse e sfoglio finito, il risultato è ormai ufficiale dalle prime ore dell’alba. Il nuovo primo ministro del Paese è Mahathir Mohamad, ha 92 anni e parla del futuro della nazione. Le prime parole che ha pronunciato sono state: «non cerchiamo vendetta, vogliamo solo ripristinare la validità della legge».
Per la prima volta dal 1957 è l’opposizione a vincere in Malesia e per la stampa internazionale si tratta di una “storica” vittoria, ma Mahatir è già stato primo ministro per 22 anni, dal 1981 al 2003. Se la nazione in quegli anni è diventata una “tigre economica” è grazie a lui, ma il prezzo da pagare è stato il suo metodo autoritario. Ex membro dell’Umno, – la coalizione di maggioranza-, Mahatir è arrivato al potere nel 1981. Poi utilizzò la sua influenza politica e negoziale per rendere il suo delfino, Najb Razak, primo ministro nel 2009. Sulla stessa poltrona Razak è rimasto seduto fino a che il maestro non ha deciso di vendicarsi sul vecchio allievo. Razak è stato l’uomo più potente della Malesia fino a quando il mentore Mahatir non ha deciso di prendere il posto del suo pupillo, su cui peraltro pendono gravissime accuse di corruzione. Razak è incriminato per frode multi milionaria ai danni dello Stato. Aiutarlo «è stato l’errore più grande della mia vita», ha detto Mahatir, «se Najib rimarrà lì, il Paese finirà ai cani, mette la Malesia in una cattiva posizione, economica e politica», aveva detto solo un anno fa, quando aveva abbandonato la coalizione di maggioranza Umno, che ora lo accusa di opportunismo politico.
Per battere Razak e la corruzione del Paese, si era alleato con lui anche il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim. A queste elezioni Ibrahim aveva chiesto ai suoi elettori di votare per la sua nemesi politica, Mahatir, e per la sua alleanza, Pakatan Harapan. Trionfi elettorali inaspettati, per alleanze inconsuete sotto il cielo di Kuala Lumpur: anche Anwar faceva parte dell’Unmo ma ha rinunciato a correre per le elezioni del 2018 dopo una accusa e condanna per violenza sessuale, un episodio che secondo lui e i suoi sarebbe stato un tentativo di bloccare la sua carriera politica.