In Francia ad un anno dall’inizio del mandato presidenziale per il leader di En Marche, monta la protesta contro le sue riforme neoliberiste. Nel mirino: studenti, ferrovieri, migranti. Che rispondono con occupazioni, scioperi e cortei contro il blocco delle frontiere. E provano ad unire le lotte

Il Sessantotto parigino cominciò il 3 maggio quando la polizia fece irruzione alla Sorbona occupata. Mezzo secolo dopo, la gendarmerie non ha aspettato l’anniversario. È rientrata alla Sorbona già il 13 aprile ma gli studenti sono ancora in agitazione ovunque contro un meccanismo – il ParcourSup – che renderà le facoltà ultraselettive. Anche in Italia è arrivata l’eco delle cariche feroci contro facoltà occupate, cortei e addosso alla Zad, zone à defendre (l’occupazione di uno spazio per impedire la costruzione di grandi opere, in questo caso di un aeroporto, ndr), di Notre Dame des Landes, la «lotta più antica di Francia», in piedi (e vittoriosa) dal 1974.

Ma il 3 maggio di cinquant’anni dopo, la metà dei treni ad alta velocità Tgv è stata cancellata e anche tre treni regionali su cinque: dal 3 aprile, e fino al 29 giugno, va in scena uno sciopero intermittente degli cheminots, i ferrovieri (al ritmo di due giorni su cinque ma i sindacati più conflittuali lo avrebbero preferito a oltranza), già costato alla compagnia 250 milioni di euro. A Parigi, di fronte all’École militaire, i dipendenti della società nazionale delle ferrovie Sncf hanno incassato, proprio il 3 maggio, un assegno simbolico di 1 milione di euro, frutto della cagnotte, il crowdfunding lanciato dal sociologo Jean-Marc Salmon sostenuto da una trentina tra scrittori e intellettuali, tra cui Annie Ernaux e Robert Guédiguian.

Un sondaggio del quotidiano Liberation, rivela come il 70 per cento dei francesi giudichi positivamente l’eredità di…

L’articolo di Checchino Antonini prosegue su Left in edicola


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