Prima un breve passo indietro: il primo gennaio entra in vigore la legge 123/2017 che applica la direttiva europea 215/720. Si tratta, tanto per capirsi, dei famigerati sacchetti biodegradabili nei supermercati e l’obbligo di inserirne il costo nello scontrino.
Vi ricordate? Fu tutto un parlare di “poteri forti”, “ennesimo danno ai cittadini”, “colpa del Governo”, “l’ennesimo modo subdolo per spillarci soldi” e tutta una fiumana di persone che per sfidare il potere decideva di portarsi il sacchetto da casa (siamo il Paese delle grandi battaglie, eh sì) e tutta una pioggia di ricorsi.
Cosa è cambiato? Basta leggersi l’ultimo report di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) per capirlo: scrive l’istituto che «a fronte di una riduzione degli acquisti di “sfuso” del 3,5% e del 7,8% della relativa spesa, si registra l’aumento delle vendite di ortofrutta fresca confezionata (+11% in volume e +6,5% la spesa)». Aggiunge Ismea: «Si tratta di numeri che rendono ipotizzabile come la reazione istintiva avversa dei consumatori, anche a seguito del forte seguito mediatico attribuito all’evento, abbia fornito un’accelerazione a un processo di sostituzione di per sé già in atto. La novità e la sorpresa contenuta nei dati relativi al primo trimestre 2018 sta nella forza impressa a questa tendenza dall’entrata in vigore della nuova disposizione. Infatti, nel primo trimestre 2018 le vendite di ortofrutticoli confezionati rappresentano il 32% del totale contro il 29% del primo trimestre 2017». Tutto questo Left lo aveva anticipato quattro mesi fa.
In pratica il terrorismo su una norma che avrebbe dovuto diminuire l’impatto ambientale (e che costa molto meno della frutta e della verdura confezionate) ha fatto aumentare la spesa delle famiglie. Mica per inflazione o mala politica. Per ignoranza. Celebrata come se fosse una rivoluzione.
Buon lunedì.