A Roma esistono solo tre sale adatte allo svolgimento di funerali laici cerimonie funebri. Per questo motivo, il Circolo Uaar della Capitale, a firma del coordinatore Roberto Sabatini, ha scritto una lettera aperta ai presidenti dei Municipi affinché predispongano nei territori da loro amministrati locali idonei «allo svolgimento di cerimonie funebri non confessionali, ossia estranee a qualsiasi tipo di culto religioso».

Secondo l'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, mettere a disposizione dei cittadini sale di questo tipo «è da considerarsi un diritto costituzionale ed un indicatore di civiltà, a prescindere dalla numerosità dei potenziali fruitori; ma considerando che, come del resto è avvenuto per i matrimoni civili, una percentuale consistente e crescente della popolazione di questa città desidera e intende avvalersi di prassi e strutture non religiose, l’individuazione e l’allestimento di questo tipo di locali è ormai improcrastinabile».

Ad oggi, il comune più esteso e più popoloso d'Italia (nonché il quarto dell'Unione europea), prosegue Uaar Roma, «dispone di sole tre strutture (di cui quella del Cimitero Flaminio non sempre disponibile) dedicate al commiato laico, tra l’altro ubicate lontano dai quartieri dove hanno vissuto le persone che, morendo, sono salutate dai loro cari e dai loro conoscenti sul territorio». Una situazione difficile che «costringe molte famiglie a reprimere le loro convinzioni profonde e le stesse volontà dei loro congiunti defunti e ad organizzare cerimonie di addio nei luoghi di culto più tradizionali, poiché i soli ad essere presenti e funzionali ovunque. La possibilità di avere, sui tanti territori municipali in cui la Capitale si articola, adeguate sale del Commiato laico, attenuerebbe l’attuale discriminazione che direttamente e indirettamente si esercita sulla minoranza non confessionale e renderebbe tutti davvero “più uguali” di fronte alle leggi e alle istituzioni dello Stato di cui fa comunque parte».

A Roma esistono solo tre sale adatte allo svolgimento di funerali laici cerimonie funebri. Per questo motivo, il Circolo Uaar della Capitale, a firma del coordinatore Roberto Sabatini, ha scritto una lettera aperta ai presidenti dei Municipi affinché predispongano nei territori da loro amministrati locali idonei «allo svolgimento di cerimonie funebri non confessionali, ossia estranee a qualsiasi tipo di culto religioso».

Secondo l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, mettere a disposizione dei cittadini sale di questo tipo «è da considerarsi un diritto costituzionale ed un indicatore di civiltà, a prescindere dalla numerosità dei potenziali fruitori; ma considerando che, come del resto è avvenuto per i matrimoni civili, una percentuale consistente e crescente della popolazione di questa città desidera e intende avvalersi di prassi e strutture non religiose, l’individuazione e l’allestimento di questo tipo di locali è ormai improcrastinabile».

Ad oggi, il comune più esteso e più popoloso d’Italia (nonché il quarto dell’Unione europea), prosegue Uaar Roma, «dispone di sole tre strutture (di cui quella del Cimitero Flaminio non sempre disponibile) dedicate al commiato laico, tra l’altro ubicate lontano dai quartieri dove hanno vissuto le persone che, morendo, sono salutate dai loro cari e dai loro conoscenti sul territorio». Una situazione difficile che «costringe molte famiglie a reprimere le loro convinzioni profonde e le stesse volontà dei loro congiunti defunti e ad organizzare cerimonie di addio nei luoghi di culto più tradizionali, poiché i soli ad essere presenti e funzionali ovunque. La possibilità di avere, sui tanti territori municipali in cui la Capitale si articola, adeguate sale del Commiato laico, attenuerebbe l’attuale discriminazione che direttamente e indirettamente si esercita sulla minoranza non confessionale e renderebbe tutti davvero “più uguali” di fronte alle leggi e alle istituzioni dello Stato di cui fa comunque parte».

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).