Pazienza, trent'anni senza. Senza Andrea. Il 23 maggio avrebbe compiuto 62 anni, il prossimo 16 giugno saranno trent'anni dalla sua scomparsa. Ma se la pazienza ha un limite, giusto per citarlo, Pazienza no. E la mostra inaugurata il 25 maggio al Mattatoio di Roma, nell'ambito di Arf!, svela due inediti del disegnatore, poeta, narratore grazie al quale il fumetto italiano non è tutto un "manga-manga" ma arte sequenziale capace di leggere quello che succede. Michele suo fratello, una vita a curarne l'archivio con Mariella, l'altra sorella, ne ricorda ancora il «coraggio sconfinato a mettersi in piazza, e a mettere in piazza gli altri». Per questo fu soprattutto una rockstar, personaggio unico nel suo genere. «Andrea si è espresso in molte forme - racconta Mariella - anche i suoi quadri erano di denuncia, ma si fermavano nelle stanze dei pochi che se li potevano permettere. A un certo punto volle privilegiare il fumetto proprio per comunicare al maggior numero di persone possibili. Senza mai porsi il problema se fosse un'arte minore». ripete Mariella soddisfatta di una mostra che lo cala di nuovo nel contesto dei fumetti, il medium che scelse per comunicare con la più ampia quantità di persone. Un filo che non si è mai spezzato. Insomma, a un certo punto della mostra, c'è un Zanardi condottiero in sella al puledro nero che agita la lancia. Tutt'intorno anime in pena e teschi da girone infernale. Otto tele, due metri e quaranta per due metri e quaranta, a colori. Il dipinto è spuntato mentre Stefano 'S3Kenò Piccoli, e gli altri "arfers" Mauro Uzzeo & Alino allestivano la personale che apre a Roma il weekend di Arf!, il IV Festival di storie, segni e disegni (25-27 maggio), che la produce insieme al Comicon di Napoli. «Stavano uscendo le prime notizie della mostra quando ci ha telefonato Matteo Garrone dicendo di avere un Pazienza inedito - racconta Uzzeo - eravamo increduli. Lo aveva ereditato dal padre e ora era nella cameretta della figlia Rose». Ma il quadro non aveva firma. Strano, perché Pazienza firmava dappertutto e in un'infinità di varianti. Finché un ritaglio di stampa ha messo fine al piccolo giallo. Si tratta di un'opera venuta fuori nella "48 ore di Zanardi", evento compreso nella settimana del festival di Ottovolante, il supplemento satirico di Paese sera, quotidiano molto popolare e di sinistra di quel tempo, uno dei primi a ospitare le strisce a fumetti e poi a intraprendere la via della satira. Il festival si tenne al Luneur di Roma a cavallo tra luglio e agosto del 1983. Andrea Pazienza lo dipinse in due sere, continuamente interrotto da fans e da bambini che passavano di lì, in parte dipinse arrampicato su una scaletta, in parte seduto, nella posizione del loto. Poi, di quel suo prode cavaliere non se ne seppe più nulla. Fino a poche settimane fa, saltato fuori grazie al regista di Gomorra e Dogman. La mostra è un viaggio nel tempo lungo 120 opere per raccontare l'eclettismo di Pazienza attraverso il fumetto: tutto Zanardi, da Giallo scolastico a Verde matematico, Pacco: e poi le vignette umoristiche, Tormenta e le caricature disneyane, La leggenda di Italiano Liberatore, lo spassoso Pertini, fino agli ultimi giorni di Pompeo. E il ritratto disegnato nell'86 alla morte dell'amico Stefano Tamburini per la copertina di Frigidaire, che in quel momento il direttore Vincenzo Sparagna preferì non pubblicare. ARF!, che quest'anno cresce con un padiglione in più, ospita mostre anche su Alessandro Barbucci, Jordi Berner, Daniel Zezelj e Francesco Guarnaccia. Lectio magistralis con lo stesso Bernet, Altan ed Enrico Breccia.

Pazienza, trent’anni senza. Senza Andrea. Il 23 maggio avrebbe compiuto 62 anni, il prossimo 16 giugno saranno trent’anni dalla sua scomparsa. Ma se la pazienza ha un limite, giusto per citarlo, Pazienza no. E la mostra inaugurata il 25 maggio al Mattatoio di Roma, nell’ambito di Arf!, svela due inediti del disegnatore, poeta, narratore grazie al quale il fumetto italiano non è tutto un “manga-manga” ma arte sequenziale capace di leggere quello che succede. Michele suo fratello, una vita a curarne l’archivio con Mariella, l’altra sorella, ne ricorda ancora il «coraggio sconfinato a mettersi in piazza, e a mettere in piazza gli altri». Per questo fu soprattutto una rockstar, personaggio unico nel suo genere. «Andrea si è espresso in molte forme – racconta Mariella – anche i suoi quadri erano di denuncia, ma si fermavano nelle stanze dei pochi che se li potevano permettere. A un certo punto volle privilegiare il fumetto proprio per comunicare al maggior numero di persone possibili. Senza mai porsi il problema se fosse un’arte minore». ripete Mariella soddisfatta di una mostra che lo cala di nuovo nel contesto dei fumetti, il medium che scelse per comunicare con la più ampia quantità di persone. Un filo che non si è mai spezzato.

Insomma, a un certo punto della mostra, c’è un Zanardi condottiero in sella al puledro nero che agita la lancia. Tutt’intorno anime in pena e teschi da girone infernale. Otto tele, due metri e quaranta per due metri e quaranta, a colori. Il dipinto è spuntato mentre Stefano ‘S3Kenò Piccoli, e gli altri “arfers” Mauro Uzzeo & Alino allestivano la personale che apre a Roma il weekend di Arf!, il IV Festival di storie, segni e disegni (25-27 maggio), che la produce insieme al Comicon di Napoli. «Stavano uscendo le prime notizie della mostra quando ci ha telefonato Matteo Garrone dicendo di avere un Pazienza inedito – racconta Uzzeo – eravamo increduli. Lo aveva ereditato dal padre e ora era nella cameretta della figlia Rose». Ma il quadro non aveva firma. Strano, perché Pazienza firmava dappertutto e in un’infinità di varianti. Finché un ritaglio di stampa ha messo fine al piccolo giallo. Si tratta di un’opera venuta fuori nella “48 ore di Zanardi”, evento compreso nella settimana del festival di Ottovolante, il supplemento satirico di Paese sera, quotidiano molto popolare e di sinistra di quel tempo, uno dei primi a ospitare le strisce a fumetti e poi a intraprendere la via della satira. Il festival si tenne al Luneur di Roma a cavallo tra luglio e agosto del 1983. Andrea Pazienza lo dipinse in due sere, continuamente interrotto da fans e da bambini che passavano di lì, in parte dipinse arrampicato su una scaletta, in parte seduto, nella posizione del loto. Poi, di quel suo prode cavaliere non se ne seppe più nulla. Fino a poche settimane fa, saltato fuori grazie al regista di Gomorra e Dogman.

La mostra è un viaggio nel tempo lungo 120 opere per raccontare l’eclettismo di Pazienza attraverso il fumetto: tutto Zanardi, da Giallo scolastico a Verde matematico, Pacco: e poi le vignette umoristiche, Tormenta e le caricature disneyane, La leggenda di Italiano Liberatore, lo spassoso Pertini, fino agli ultimi giorni di Pompeo. E il ritratto disegnato nell’86 alla morte dell’amico Stefano Tamburini per la copertina di Frigidaire, che in quel momento il direttore Vincenzo Sparagna preferì non pubblicare.

ARF!, che quest’anno cresce con un padiglione in più, ospita mostre anche su Alessandro Barbucci, Jordi Berner, Daniel Zezelj e Francesco Guarnaccia. Lectio magistralis con lo stesso Bernet, Altan ed Enrico Breccia.