Nuovi documenti mettono in luce gli affari tra Gran Bretagna, Arabia Saudita, Germania e Italia, che si celano dietro la sanguinosa guerra nel Paese che fu della regina di Saba. Le bombe “italiane” che Ryad utilizza nei raid aerei al centro di un business milionario

Un supermarket globale degli armamenti. Ecco cosa c’è sotto la commessa di 4mila bombe esportate in Arabia Saudita dall’Italia tra il 2013 e il 2017. Un affare da 63 milioni di euro per la Rwm Italia, società del colosso tedesco Rheinmetall che ha prodotto gli armamenti in Sardegna, a Domusnovas, in qualità di subappaltatrice dell’azienda inglese Raytheon systems limited. La Germania e l’Italia non sono dunque gli unici Paesi europei coinvolti nella fornitura di bombe partite dalla Sardegna. Ma c’è un terzo protagonista finora rimasto nell’ombra: la Gran Bretagna.

Controllata dalla multinazionale statunitense Raytheon company attraverso la holding britannica Raytheon United kingdom limited, la Raytheon systems intrattiene un rapporto contrattuale diretto con il ministero della Difesa saudita. Non è dato sapere se l’accordo tra la società inglese e i sauditi includa ulteriori sistemi d’arma. Si sa invece che Rwm si aggiudica la commessa delle 3950 Mk 83 attraverso un’offerta presentata alla Raytheon systems, che accetta e stipula un contratto di subfornitura con la società italiana nel novembre del 2012. Da quel momento la Rwm ha avuto 57 mesi di tempo per completare la fornitura degli ordigni.

Sono questi gli elementi svelati dall’inchiesta sulle esportazioni di armi dalla Sardegna – finora inedita – avviata dalla Procura di Cagliari in seguito a quattro esposti sulla presunta violazione della legge 185/90 sul commercio degli armamenti. Il procedimento contro ignoti che ne è seguito ha ricostruito l’attività di esportazione della Rwm Italia fino all’archiviazione del maggio del 2017 disposta dal Tribunale cagliaritano su richiesta degli inquirenti: le forniture di bombe destinate all’Arabia Saudita sono risultate regolarmente autorizzate.

Anche perché non…

 

Inchiesta transnazionale finanziata da Journalismfund.eu

L’inchiesta di Lorenzo Bagnoli, Laura Silvia Battaglia, Piero Loi e Sonja Peterandel prosegue su Left in edicola


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