Grande successo per il festival all’aperto organizzato dal Partito laburista, in cui si mescolano arte, musica, poesia e politica

Un po’ in tutta Europa i partiti di sinistra stanno smobilitando. Crisi ideologiche, organizzative ed economiche stanno riducendo l’azione politica dei grandi partiti della tradizione socialista al lumicino. Sempre più liquidi, sempre più “disintermediati”. In questo clima, la scelta del Partito Laburista di organizzare un grande festival all’aperto, a pagamento, in cui si mischiassero arte, musica, poesia e politica appare quasi un’azione eretica.

Un’eresia che ha portato il partito di Corbyn a organizzare il primo Labour live, un festival tenutosi a White hart lane, nel tentativo di rompere gli schemi: mischiare linguaggi e generazioni, parlare di poesia, ascoltare musica pop e al contempo delineare il proprio progetto politico per il futuro del paese.  Sul palco band esordienti, altre molto affermate, giornalisti famosi e, ovviamente, John McDonnel e Jeremy Corbyn.

Certo un tentativo del genere era un rischio: sia dal punto di vista economico che mediatico. Le ragioni sono autoevidenti: organizzare un evento pubblico a pagamento, per un partito politico, espone immediatamente al rischio di “bucare” la partecipazione. E in queste settimane la stampa, soprattutto quella di destra, ha spinto molto sui pochi biglietti venduti e sulle poche persone che avrebbero partecipato all’evento.

Ma la morbosità con cui i Conservatori hanno seguito l’evolversi del Labour live, oggetto perfino delle attenzioni di Theresa May durante il question time in Parlamento della scorsa settimana, dimostra come la destra britannica sia molto preoccupata dalla popolarità raggiunta da Jeremy Corbyn e dalle sue proposte, forti di un partito che conta, ad oggi, oltre 550mila iscritti.

È difficile, in occasioni del genere, arrivare ad un numero preciso di partecipanti: c’è chi dice 13mila persone in totale che siano entrate nella venue, chi dice che nel momento clou, durante l’intervento di Corbyn, i presenti fossero circa tremila. Quale che sia il numero definitivo, poco importa: rimane la bellezza dell’eresia, della volontà di provare a fare qualcosa di sperimentale. Una volontà che per troppo tempo è mancata alla sinistra europea.