Quelle pubbliche chiudono senza fare troppo rumore, quelle religiose invece si diffondono. È il destino delle scuole nella Turchia di Erdogan che vuole plasmare la “generazione pia”. In un discorso pubblico il presidente lo specificò ad alta voce sei anni fa: “Vi aspettate che un partito con un'identità conservatrice e democratica cresca una gioventù atea? Noi non abbiamo questo scopo”.

L'islam come educazione. Con migliaia di insegnanti laici licenziati, dopo la chiusura di decine di istituzioni democratiche dopo il tentativo di colpo di stato del 2016, Erdogan si prepara alle elezioni del 24 giugno come fossero un referendum su se stesso e sul suo potere, conquistato e mai abbandonato 15 anni fa.

All'epoca le scuole religiose - dove lo studio del Corano e dell'arabo sono materie fondamentali- erano solo 450 nel paese. Oggi sono 4500: da Istanbul ad Ankara, si sono espanse grazie all'aumento del 68% del budget che il governo ha destinato loro. Quantificato in dollari, si tratta di un miliardo e mezzo. Gli studenti, invece, secondo la Reuters, sono oltre un milione.

Le “Imam Hatip”, scuole religiose, - dove è stato educato da bambino lo stesso Erdogan -, piacciono ai suoi sostenitori e allarmano i suoi critici. Ai genitori laici e scontenti non rimane che pagare e mandare i loro figli a scuole private, oppure marciare e protestare: più insegnanti, meno imam. Per difendere gli ultimi valori laici rimasti, contro l'islamizzazione costante delle classi, si battono le famiglie: i genitori dei bambini raccolgono firme, manifestano, ricordano che dalla nascita della Repubblica nel 1923, le scuole sono state sempre laiche. Il principio secolare su cui Mustafa Kemal Ataturk ha fondato lo Stato è sotto attacco, dicono gli attivisti di #Don't touch my school, non toccare la mia scuola, un movimento che si è diffuso già in 20 città.

Ad Istanbul, Erdogan Delioglu, uno dei genitori coinvolti nel Movimento per l'Educazione scientifica e secolare, ha detto al NYT che a bambini di 12 anni è stato fatto vedere in classe un film violento con mostri e demoni: “Un film che insegna che se abbandoni la fede, è quello l'orrore che ti aspetta”. Nonostante le lamentele dei genitori, “il film è stato ritrasmesso in un'altra classe” e altri bambini hanno fatto incubi e di notte non sono più riusciti a dormire.

Quelle pubbliche chiudono senza fare troppo rumore, quelle religiose invece si diffondono. È il destino delle scuole nella Turchia di Erdogan che vuole plasmare la “generazione pia”. In un discorso pubblico il presidente lo specificò ad alta voce sei anni fa: “Vi aspettate che un partito con un’identità conservatrice e democratica cresca una gioventù atea? Noi non abbiamo questo scopo”.

L’islam come educazione. Con migliaia di insegnanti laici licenziati, dopo la chiusura di decine di istituzioni democratiche dopo il tentativo di colpo di stato del 2016, Erdogan si prepara alle elezioni del 24 giugno come fossero un referendum su se stesso e sul suo potere, conquistato e mai abbandonato 15 anni fa.

All’epoca le scuole religiose – dove lo studio del Corano e dell’arabo sono materie fondamentali- erano solo 450 nel paese. Oggi sono 4500: da Istanbul ad Ankara, si sono espanse grazie all’aumento del 68% del budget che il governo ha destinato loro. Quantificato in dollari, si tratta di un miliardo e mezzo. Gli studenti, invece, secondo la Reuters, sono oltre un milione.

Le “Imam Hatip”, scuole religiose, – dove è stato educato da bambino lo stesso Erdogan -, piacciono ai suoi sostenitori e allarmano i suoi critici. Ai genitori laici e scontenti non rimane che pagare e mandare i loro figli a scuole private, oppure marciare e protestare: più insegnanti, meno imam. Per difendere gli ultimi valori laici rimasti, contro l’islamizzazione costante delle classi, si battono le famiglie: i genitori dei bambini raccolgono firme, manifestano, ricordano che dalla nascita della Repubblica nel 1923, le scuole sono state sempre laiche. Il principio secolare su cui Mustafa Kemal Ataturk ha fondato lo Stato è sotto attacco, dicono gli attivisti di #Don’t touch my school, non toccare la mia scuola, un movimento che si è diffuso già in 20 città.

Ad Istanbul, Erdogan Delioglu, uno dei genitori coinvolti nel Movimento per l’Educazione scientifica e secolare, ha detto al NYT che a bambini di 12 anni è stato fatto vedere in classe un film violento con mostri e demoni: “Un film che insegna che se abbandoni la fede, è quello l’orrore che ti aspetta”. Nonostante le lamentele dei genitori, “il film è stato ritrasmesso in un’altra classe” e altri bambini hanno fatto incubi e di notte non sono più riusciti a dormire.