La nave Mission Lifeline, con a bordo 203 migranti soccorsi in mare, è approdata a Malta. Dopo l’annuncio del capo del governo Giuseppe Conte, e il tweet del ministro dell’Interno Matteo Salvini (“E due! Dopo l’Aquarius un’altra nave di Ong che non vedrà mai più porto italiano!” ), anche il premier maltese Joseph Muscat, rassicurato definitivamente sul fatto che i migranti salvati saranno prontamente ricollocati tra sei Paesi, ovvero l’Italia in primis, poi Francia, Portogallo, Spagna, Germania, e Paesi Bassi, ha dato ufficialmente il via libera all’operazione ed è arrivato il permesso di attracco.
In poche settimane è già il terzo caso internazionale che si consuma sulla pelle di profughi raccolti e salvati in mezzo al Mediterraneo centrale. Prima la Aquarius, poi i 41 migranti salvati dalla nave da guerra Usa Trenton, che dopo oltre una settimana di trattative ha potuto attraccare a Lampedusa, infine c’è stato il mercantile danese Alexander Maersk, che ha sbarcato i migranti a Pozzallo, stando a quel che ha riferito il ministro Salvini, grazie al coordinamento con la guardia costiera italiana.
Dopo tanto parlare, e tanti rischi inutili corsi da donne e bambini ammassati sulle navi di soccorso, l’Italia ha dunque accolto nuovi migranti.
Quanto alla Lifeline, ora verrà posta sotto sequestro, al fine di verificare l’effettiva bandiera di appartenenza (tedesca? olandese?), e per verificare il rispetto delle procedure internazionali di coordinamento dei soccorsi. In sostanza si dovrà capire se è stato commesso reato cercando assistenza nella guardia costiera italiana, senza prima cercare un contatto con quella libica. Si tratta, in parte, della stessa accusa che era stata rivolta nel marzo scorso alla Proactiva Open Arms. Un’accusa che non tiene conto del fatto che una zona Sar (Search and rescue) libica per il diritto internazionale non esiste. Frattanto, all’Aquarius è stato rifiutato l’approdo usuale a Malta, per rifornimento e cambio equipaggio.