Se la politica fosse capace di diventare adulta, di uscire dalla nube tossica dei numeri (anche falsi, tanto valgono lo stesso) agitati per fomentare le percezioni allora la dichiarazione politica del giorno di ieri sarebbe lo sfogo (lucido come lo sono gli sfoghi dettati da laceranti dolori personali) di Luca Di Bartolomei, figlio di quell’Agostino storico capitano della Roma che nel 1994 si è ucciso sparandosi al cuore.
«Questa è una Smith& Wesson 38 special – ha scritto il figlio Luca sul suo profilo Facebook – uguale a quella che aveva Agostino. Quando la comprò negli anni 70 lo fece perché credeva che avrebbe così reso più sicura la sua famiglia.
Al 41% degli italiani che oggi vorrebbe acquistare un’arma più semplicemente per sentirsi più protetto vorrei raccontare – dati e studi alla mano – di come più pistole in giro significheranno solo più morti, più suicidi, più incidenti.
Ed alla obiezione che chi vuole suicidarsi lo fa comunque vorrei solo dire che, per andare oltre il burrone che pensiamo di avere davanti, basta un attimo.
E in quell’attimo non avere accesso ad un’arma può fare la differenza. Non lo dice una vittima lo dicono tutti gli studi disponibili.
Pensate ai vostri figlie ed ai vostri nipoti.
Una pistola non produce alcuna sicurezza.
Credetemi.»
In un’epoca in cui ogni notizia viene tacciata di essere strumentale o addirittura falsa, la semplice dichiarazione di un figlio, tra l’altro di un calciatore che è stato così amato, è la verifica e la conferma di quello che spesso i semplici numeri non riescono a comunicare. E a proposito di numeri, in queste ore di chiasso intorno alla richiesta di armi per legittima difesa varrebbe la pena sottolineare come la percentuale di italiani che dichiarano di avere una paura concreta nei confronti del fenomeno criminale è la stessa da circa 25 anni. Del resto è a quel tempo che si è cominciato a giocare sulla cosiddetta percezione di criminalità poiché i numeri continuano a smentire qualsiasi allarme (negli ultimi anni i reati sono in costante calo, anche se sembra impossibile crederlo). La percezione di criminalità vale più o meno come la sensazione di essere vip che ci può dare una foto indovinata sui social: zero, niente, nulla, nisba.
Da anni si coltiva la diffidenza sociale e la sfiducia istituzionale in nome di un rischio smentito dai fatti con buona pace di chi ostinatamente prova a ripetere i fatti separati dalle opinioni e dalle strumentalizzazioni. Poi, d’improvviso, arriva una testimonianza che dovrebbe indurre a pensare se la politica fosse capace di interpretare i dolori personali oltre agli slogan. Quella di Di Bartolomei è una legittima difesa, dai propri dolori.
Buon venerdì.