«Famiglie libere». «Gridatelo forte: qui i migranti sono i benvenuti». Argentati come le coperte dei rifugiati, sventolate come simbolo del dissenso alla politica del governo del loro paese, cantando e agitando manifesti, centinaia di donne e uomini hanno occupato il Senato a Washington.

Alla protesta nella capitale Usa contro la politica di “zero tolleranza” dell'amministrazione Trump ci sono stati quasi 600 arresti. È stata solo una delle tante manifestazioni organizzate dopo che le famiglie di migranti al confine con il Messico sono state separate dai loro figli.

«Chiediamo la fine della criminalizzazione dei migranti» ha detto Linda Sardour, leader dell'organizzazione Women's March, la marcia delle donne, nata nel 2017, in seguito all'elezione del presidente Trump alla Casa Bianca.

Pramila Jayapal, membro del partito democratico Usa, ha detto di essere orgogliosa di essere stata arrestata alla protesta: «Siamo qui perché i bambini devo stare con i loro genitori, non nelle gabbie, non in prigione, ma liberi di vivere le loro vite».

«Famiglie libere». «Gridatelo forte: qui i migranti sono i benvenuti». Argentati come le coperte dei rifugiati, sventolate come simbolo del dissenso alla politica del governo del loro paese, cantando e agitando manifesti, centinaia di donne e uomini hanno occupato il Senato a Washington.

Alla protesta nella capitale Usa contro la politica di “zero tolleranza” dell’amministrazione Trump ci sono stati quasi 600 arresti. È stata solo una delle tante manifestazioni organizzate dopo che le famiglie di migranti al confine con il Messico sono state separate dai loro figli.

«Chiediamo la fine della criminalizzazione dei migranti» ha detto Linda Sardour, leader dell’organizzazione Women’s March, la marcia delle donne, nata nel 2017, in seguito all’elezione del presidente Trump alla Casa Bianca.

Pramila Jayapal, membro del partito democratico Usa, ha detto di essere orgogliosa di essere stata arrestata alla protesta: «Siamo qui perché i bambini devo stare con i loro genitori, non nelle gabbie, non in prigione, ma liberi di vivere le loro vite».