In vista del vertice a tre del 12 luglio, Austria, Germania e Italia ragionano sulle misure repressive da adottare per impedire ai migranti di arrivare in Europa

Non passa lo straniero”. È lo slogan che caratterizzerà il vertice tra i ministri dell’Interno austriaco, italiano e tedesco, in programma a Innsbruck il 12 luglio, per discutere il coordinamento delle misure volte a chiudere il più possibile le frontiere ai migranti. «Non vogliamo che le decisioni prese dalla Germania, in tema di immigrazione, si ripercuotano negativamente sull’Austria» ha detto nei giorni scorsi il tedesco Horst Seehofer, «Il problema dei flussi migratori in transito – ha aggiunto – riguarda anche l’Italia, e si discuterà in un vertice tra i ministri dell’Interno dei tre paesi quali saranno le misure da prendere nel futuro, per arrivare ad una completa chiusura della rotta del Mediterraneo».

Matteo Salvini da parte sua porterà in dote la Circolare emanata il 4 luglio, in cui, in sostanza, “suggerisce” alle Commissioni territoriali di attuare un giro di vite sulla valutazione delle richieste di asilo politico e protezione umanitaria. Un intervento che l’Asgi (Associazione studi giuridici per l’immigrazione) ha definito «inopportuno ed errato». Inopportuno perché «il ministro dell’Interno è un organo politico che vuole dare indicazioni politiche a un organismo amministrativo – le Commissioni territoriali -, sia in relazione ai tempi amministrativi di definizione delle domande di protezione internazionale, sia per contenere il riconoscimento della protezione umanitaria in base a motivazioni esplicitamente economiche». Ed errato perché la circolare esorta, di fatto, le Commissioni territoriali «a contenere il riconoscimento della protezione umanitaria, istituto che, secondo il Ministro, sopravvive in Italia “Nonostante l’avvenuto recepimento nel nostro Ordinamento della protezione sussidiaria”. Ignora il ministro – osserva l’Asgi – che si tratta di due istituti completamente diversi e che la cd. protezione umanitaria, esiste da ben prima della normativa sulla protezione internazionale. Ma soprattutto Salvini ignora che il fondamento della protezione umanitaria «si trova proprio nella nostra Costituzione, di cui attua vari precetti, tant’è che riguarda tutte le situazioni nelle quali una persona straniera (dunque non solo il richiedente asilo) non possa conseguire un permesso di soggiorno secondo le regole ordinarie, ma lo debba avere in ottemperanza a “serie ragioni umanitarie” o derivanti da obblighi costituzionali o da obblighi internazionali».

In seguito alle reazioni provocate dal suo intervento «inopportuno ed errato», il ministro dell’Interno ha voluto precisare che donne incinte e bambini resteranno comunque in Italia. Fatto sta che, proprio nel giorno della Circolare, è stato lui ad annunciare che il Viminale ha spostato 42 milioni dall’accoglienza dei migranti ai rimpatri volontari, in coerenza con la politica di riduzione degli ingressi fino alla chiusura totale delle frontiere, messa in pratica da quando si è insediato.

Su questa strada Salvini può trovare ora l’incoraggiamento dei colleghi europei di Germania ed Austria, i più interessati dai flussi che arrivano nel nostro paese. In Germania si sta discutendo della possibilità di creare dei centri di transito, in una fascia di confine con l’Austria ampia 30 km, dove i migranti, la cui pratica sia stata esaminata in un altro paese di primo transito, vengano respinti, senza possibilità di ulteriori richieste di soccorso. In pratica i tedeschi farebbero, in maniera più “civile”, quello che i francesi fanno a Ventimiglia – “civile” bisogna vedere poi quanto: Seehofer ha già detto che si tratterà di luoghi di permanenza dove “restare in Germania non dovrà sembrare desiderabile quanto tornare in Austria”-. I migranti verrebbero rimandati, se non al paese di partenza, l’Italia, almeno al paese di precedente transito, appunto l’Austria.

Da notare che la Germania ha aperto, contemporaneamente, due tavoli identici. Oltre a quello con Austria e Italia, ce ne è uno che vede l’Ungheria di Viktor Orban nel ruolo dell’Austria, e la Grecia di Tsipras nel nostro stesso ruolo di Paese di arrivo. Italia e Grecia vengono visti come paesi guardiani di una rotta di mare che si preferirebbe sigillata ermeticamente.

Per quanto riguarda l’Austria, Seehofer non vuole che misure severe, adottate dalla Germania, possano pregiudicare i rapporti tra i due Paesi, per questo si demanda tutto al vertice. Il premier austriaco Kurz, invece, è già molto meno interessato alle “sorti” dell’Italia, ed ha minacciato la chiusura del Brennero, da cui, peraltro, pare non passino molti migranti.

In ogni caso, su queste basi, gli eventuali accordi che usciranno dal vertice potranno solo riguardare maggiori aiuti all’Italia per elargire fondi alla Libia, con l’obiettivo di tener chiusa la rotta del Mediterraneo centrale, perché passino meno migranti possibile: meno persone da soccorrere, meno immigrazione, meno domande da esaminare, meno persone da dover rimandare al mittente. Insomma, per non dover più assistere al solito rimpallo di responsabilità, sulla ridistribuzione o sul ricollocamento dei migranti, assisteremo a una ulteriore abdicazione ai dovere di elementare umanità. E a pagare il prezzo di questo gioco criminale saranno sempre i soliti: donne, bambini e uomini abbandonati a loro stessi, in mare o nel deserto, mentre tentano di fuggire da guerre, carestie e persecuzioni, con la speranza di realizzare altrove quello che gli è negato nel proprio Paese.