Per la prima volta nella storia malese un ex primo ministro, Najib Razak, finisce sotto processo. Rischia 20 anni di carcere. In ballo c’è la gestione di un fondo di Stato che coinvolge una rete di poteri forti internazionali. E alle elezioni si registra la sconfitta dell’Umno, il partito al governo dal 1957

Bisognerà attendere il prossimo anno per conoscere il destino di Najib Razak. Solo tra otto mesi inizierà il processo in cui l’ex-primo ministro della Malesia deve rispondere ai giudici di abuso di ufficio e altri tre capi d’imputazione per corruzione nella gestione del fondo di Stato 1Malaysia development berhad (1Mdb). È la prima volta nella storia della Malesia che un ex-capo di governo finisce sotto inchiesta e per ogni accusa rischia fino a 20 anni di carcere. Per il momento, gli inquirenti di Kuala Lumpur indagano sul trasferimento su un conto personale di Najib di oltre 10 milioni di dollari dalla Src International, un’unità del fondo 1Mdb che doveva attrarre investimenti esteri nel settore dell’energia. Si tratterebbe però solo della punta dell’iceberg. Ammonta ad alcuni miliardi di dollari il buco nel bilancio di questo fondo d’investimento creato dallo stesso Najib nel 2009 con l’obiettivo di trasformare la capitale malese in un hub finanziario e per promuovere l’economia del Paese del Sud-est asiatico. Bisogna far luce anche sui quasi 700 milioni di dollari finiti sul conto personale di Najib e che l’ex-primo ministro malese ha giustificato come una donazione fatta dalla famiglia reale saudita. Versione giudicata attendibile lo scorso gennaio dal procuratore generale dell’epoca, nominato dallo stesso capo del governo. Dopo anni di resistenze e tentativi d’insabbiamento delle indagini fatte dalle autorità di Kuala Lumpur, ora gli inquirenti di diversi Paesi stanno cercando di capire dove sia finita questa enorme somma di denaro e se il fondo sia stato usato per operazioni di riciclaggio o di appropriazione indebita. «Rubati, riciclati attraverso istituzioni finanziarie americane e usati per arricchire alcuni funzionari e personaggi a questi vicini», aveva detto nell’estate del 2016 il procuratore generale degli Stati Uniti Loretta Lynch. Il dipartimento di Giustizia Usa è convinto che – attraverso un’opaca rete di transazioni e di shell company – almeno 4,5 miliardi di dollari siano passati da 1Mdb per poi finire sui…

L’articolo di Francesco Radicioni prosegue su Left in edicola


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