Dopo una calorosa accoglienza ed ospitalità di quattro giorni ricchi di iniziative molto partecipate. come un concerto al Maschio Angioino ed una cena sociale, la seconda nave della Freedom Flotilla, Al Awda (Il ritorno), è partita dal Varco Pisacane molo 21 del porto di Napoli salutata da oltre 100 persone, “seguendo”, a distanza di 48 ore, la nave a vela Freedom. A bordo dei due natantici sono rispettivamente 13 e 14 membri dell’equipaggio, di diversa provenienza, compresi alcuni cittadini israeliani, a cui si sono aggiunti altri attivisti, fra questi due provenienti dal Texas e la giornalista partenopea Alessia Cammarota.
Entrambe le navi dopo essere passate per Palermo tenteranno di raggiungere Gaza con l’obiettivo di rompere pacificamente il blocco imposto da 11 anni dallo Stato israeliano al quale si è aggiunto dal 2013 quello egiziano, e portare così alla popolazione oramai stremata gli aiuti umanitari raccolti. Il tentativo molto probabilmente anche quest’anno non riuscirà perché Israele ha sempre bloccato le precedenti spedizioni della Freedom Flotilla in acque internazionali e sequestrato le sue imbarcazioni in netta violazione delle norme di diritto internazionale (causando tra l’altro nel 2010 la morte di 9 attivisti a bordo di una delle navi, la Mavi Marmara, che quell’anno formavano la Freedom Flotilla). Per giunta l’11 luglio la Corte Distrettuale israeliana di Gerusalemme ha stabilito che due delle imbarcazioni che quest’anno compongono la Freedom Flotilla, la Karstein e la Freedom, dovrebbero essere usate come risarcimento per “il terrorismo” di Hamas. Israele, sapendo di essere nel torto, ricorre anche a questi mezzi per cercare di fermare la Freedom Flotilla e soprattutto quello che essa rappresenta: una delle principali iniziative internazionali, insieme a quella del boicottaggio dei prodotti israeliani, a sostegno del popolo palestinese che da 70 anni lotta contro l’occupazione israeliana. Per questo la decisione della Corte distrettuale di Gerusalemme non farà desistere l’equipaggio della Freedom Flotilla dal suo obiettivo, tentare di rompere l’assedio di Gaza e denunciare ancora una volta il comportamento dello stato d’Israele e se Israele ricorre a questi mezzi vuol dire che si trova in difficoltà di fronte a queste iniziative di carattere internazionale.
Nella sentenza della Corte distrettuale di Gerusalemme nulla, come al solito, è stato detto sul terrorismo di Stato israeliano o quanto sull’uso spropositato della forza della potenza occupante contro la popolazione civile.
Di fronte alla quotidiana conta di vittime palestinesi, di fronte alle quotidiane distruzioni e rapine, agli arresti indiscriminati e alle detenzioni arbitrarie, viene da chiedersi cosa si dovrebbe usare per risarcire la popolazione palestinese da 70 anni sotto occupazione e da 70 anni vittima delle sistematiche violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani da parte di Israele? Infatti, aveva appena 15 anni l’ultima vittima del terrorismo di Stato israeliano colpita nel corso dell’ultimo venerdì di Marcia del Ritorno, l’ultimo bersaglio umano dei tiratori scelti dell’esercito israeliano che ricorre ad ogni mezzo, perfino a cecchini appunto, per fermare le proteste che pacificamente dal 30 marzo si registrano ogni venerdì non solo lungo la linea di confine tra Gaza ed Israele ma quotidianamente anche negli altri territori palestinesi occupati. Più di 100 giorni di proteste per rivendicare il diritto di ritorno e richiedere a gran voce la fine dell’occupazione. Il 12 luglio si è protestato anche contro la decisione israeliana di chiudere il valico di Karem Shalom, l’unico punto di transito verso la Striscia di Gaza di generi alimentari. Decisione che quindi avrà conseguenze catastrofiche per la popolazione della Striscia con il 40% degli abitanti, soprattutto bambini, che già soffre di malnutrizione ed anemia. Giova ricordare che nei giorni scorsi la Striscia è stata oggetto di pesanti bombardamenti, i più massicci dal 2014, che hanno causato la morte di 2 adolescenti e oltre 200 feriti e la reazione della resistenza palestinese che ha lanciato razzi ed anche la reazione dei palestinesi è stata giudicata la più dura degli ultimi 4 anni. Questo a dimostrazione che il popolo palestinese nonostante la cruenta occupazione e repressione israeliana non piega la testa. Nella notte è stato annunciato il raggiungimento di un cessate il fuoco con la mediazione dell’Egitto ma questa tregua come le altre verrà presto interrotta non appena Israele deciderà, come ha sempre fatto, di ricorrere ai bombardamenti aerei per fermare il lancio di aquiloni dei ragazzi palestinesi o reprimere nelle sangue con l’uso di cecchini le prossime marce del ritorno lungo il confine della Striscia.
Pertanto, iniziative come quelle della Feedom Flotilla vanno non solo sostenute ma anche incoraggiate. Il popolo palestinese in questi ultimi mesi ha dato prova di non volere rinunciare ai suoi diritti di libertà nonostante l’occupazione e la repressione israeliana che non esita a sparare a sangue freddo su donne, giornalisti, personale sanitario e bambini ma sua lotta ha bisogno di essere alimentata dalla solidarietà internazionale. Ed è questo l’impegno che si è assunto il Coordinamento Napoli Palestina con l’organizzazione dell’accoglienza alla Freedom Flotillae nello specifico nel corso dell’Assemblea Nazionale a sostegno della Resistenza Palestinese tenutosi sabato 14 luglio.
L’Assemblea è stata molto partecipata con attivisti locali, nazionali ed internazionali perché l’intero equipaggio della Freedom Flotilla vi ha preso parte dando notevole contributo alla discussione portando non solo il loro saluto e ringraziamento per come Napoli, il Comitato di accoglienza ed il Coordinamento Napoli Palestina li ha accolti ma anche portando le loro esperienze nei rispettivi paesi di origine e creando così un clima di intensa partecipazione e collaborazione.
Nel corso dell’Assemblea che si protratta per l’intera giornata è stato deciso di sostenere l’attuale e tutte le future iniziative della Freedom Flotilla ed in previsione di un sequestro delle sue imbarcazioni si è deciso di fare massicce campagne di informazione attraverso i mass media ed i social media e di organizzare proteste e manifestazioni a livello locale e nazionale. Si è deciso anche di organizzare e coordinare in tutte le realtà in cui sono presenti attivisti pro Palestina azioni di boicottaggio individuando di volta in volta il prodotto o i prodotti israeliani da boicottare ed individuando anche giornate simboliche in modo tale creare maggiore risonanza. Si è deciso altresì di stimolare, aderire e partecipare a tutte le eventuali iniziative di solidarietà promosse da altri soggetti, istituzionali e non ( come azioni di gemellaggio tra un comune italiano ed un palestinese, tra una università/scuola italiana e una università/scuola palestinese … ). Infine, si deciso di individuare una giornata (indipendentemente dalle emergenze) che cada in data simbolica per la causa palestinese come appuntamento nazionale per fare il punto le iniziate realizzate e da realizzare e per una manifestazione in maniera tale da tenere sempre viva l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione palestinese.
È questo l’impegno per una solidarietà concreta degli attivisti pro Palestina e del Coordinamento Napoli Palestina.