Il Movimento 5 stelle contrasterà quei trattati che l’Unione europea sta negoziando nel mondo (come il Ttip e il Ceta) e che mettono a rischio sovranità nazionale, diritti dei lavoratori, la preservazione dell’ambiente, della biodiversità e delle risorse territoriali». Non si tratta di un brandello di orazione pronunciata da un candidato pentastellato qualsiasi, bensì dell’incipit del programma Esteri del partito fondato da Grillo.
Un impegno forte, un “no” secco agli accordi di libero scambio elaborati in via riservata da tecnici dei Paesi coinvolti, che scavalcano le prerogative degli Stati abbassando l’asticella dei diritti dei cittadini. Ora, mentre i negoziati per il Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti che avrebbe dovuto agevolare il commercio tra Ue e Usa) sono praticamente falliti un paio di anni fa – grazie ad una sollevazione di associazioni e cittadini -, l’Accordo economico e commerciale globale tra Europa e Canada detto Ceta, è entrato in vigore in via provvisoria a settembre 2017, in attesa della ratifica dei Parlamenti nazionali. E Luigi Di Maio ha già annunciato provvedimenti nei confronti di chi non si allinea.
«Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l’Italia all’estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta sarà rimosso», tuonava il 13 luglio il titolare dei dicasteri del Lavoro e Sviluppo economico davanti all’assemblea Coldiretti fortemente contraria al trattato. Un impegno coerente, verrebbe da dire. Se non fosse che, solamente una settimana prima, l’esecutivo di cui Di Maio è anche vicepremier aveva dato il nulla osta a un altro accordo di libero scambio. Un sosia del Ttip e del Ceta. Firmato il 17 luglio a Tokyo. Negoziato esattamente con lo stesso iter. E dotato di simili controindicazioni.
Si chiama Jefta, e ad annunciare il semaforo verde della compagine giallo-nera è stata Tiziana Beghin, eurodeputata a 5 stelle, con un video sul blog del Movimento. «Il governo …