Essere un eurosfigato del Sud e cercare nuove opportunità nel Nord Europa significa dover correre. Una maratona tra poveri che inizia all’agenzia interinale. Una gara dove chi corre ha già perso e chi non ha vinto non corre più. Breve diario di un italiano in cerca di lavoro fuori dai confini

Sono a un passo dal traguardo. Ho corso tra Europa e Regno Unito, tra cessi e burger-shit. Ho servito da mangiare a 7.643 ragazzini upper class nelle mense scolastiche, ho sostituito 843 rotoli di carta igienica, ho svuotato 36.542 vassoi sporchi e pulito 54.322 tavolini. Ho stasato 27 cessi otturati. Ho svuotato 476 bin di pannolini usati. Ho fatto due traslochi e imbiancato 27 stanze. Ho infornato 3.987 pizze e almeno la metà erano con l’ananas. Sono i miei record britannici.
Sono un europeo del Sud, un fottuto perdente. Ho corso la mia maratona al ritmo del minimum wage, del salario minimo legale. E con quello non vinci, anche se hai gambe buone e sei un cervello in fuga.
Eppure i quattrinai vogliono farci correre. Dobbiamo muovere le gambe. Andare, camminare, lavorare. Competere. Avanti, banda di pigri, muovete il sedere, fatevi il fiato. Alzate quelle gambe.
Dovete essere vincenti. Dovete essere ambiziosi. Dovete farvi il culo a vicenda. Quelli dell’agenzia interinale ci hanno messi ai blocchi di partenza. Dobbiamo correre, competere, vincere. Dobbiamo accettare la sfida. Ma sotto i cervelli ci sono i polmoni e i piedi. Con l’alloro della laurea sopra la testa qui puoi farci il brodo. Qui quel che conta è…

Alberto Prunetti è uno scrittore. Ha scritto 108 metri. The new working class hero, Laterza, 2018

Il racconto di Alberto Prunetti prosegue su Left in edicola


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