Rimane in carica l’assessore alla Cultura di Pisa, Andrea Buscemi, ritenuto responsabile con sentenza del 30 maggio 2017 dalla Corte di Appello di Firenze, di condotta lesiva nei confronti della ex compagna (reato riconosciuto e documentato ma prescritto). La mozione di sfiducia, presentata dal consigliere Ciccio Auletta di “Diritti in Comune” (Una Città in Comune, Rifondazione Comunista, Possibile) è stata bocciata dalla maggioranza di centro destra con 19 voti contro 8. In un Consiglio comunale blindato al pubblico per volere del sindaco leghista, Michele Conti, che ha ammesso in aula solo 16 visitatori, compresi i giornalisti, si è consumata una delle pagine più buie della storia repubblicana della città di Galileo. La decisione è stata presa mentre in strada, decine e decine di donne ed uomini, presidiavano il palazzo del Comune vestiti di rosso e con le spalle rivolte ad un “Comune sordo alle nostre richieste”. Voci inascoltate. In aula, il dibattito sulla mozione di sfiducia è stato aperto dall’intervento, durissimo, di Auletta. «Appellando sulla stampa come nazisti la Casa della Donna di Pisa, che da decenni si batte contro la violenza sulle donne “che è un tema mondiale ed una questione di cultura”, Buscemi ha dimostrato “inadeguatezza culturale” ma anche “pericolosità politica”» ha detto il consigliere di Diritti in Comune. «Quando i comportamenti violenti vengono legittimati, si dà la stura al peggio. Il piano è inclinato ed è molto pericoloso. E non si può continuare a sottovalutarlo» ha concluso Auletta. In primo grado Buscemi fu assolto «per i fatti anteriori al 25 febbraio 2009 perché il fatto non è previsto dalla legge come reato». Era stato denunciato per stalking dalla ex compagna Patrizia Pagliarone e dalla Casa delle donne di Pisa nel dicembre 2009 ma la legge è entrata in vigore, appunto, il 25 febbraio dello stesso anno. Nella stessa sentenza la Corte di Pisa ha inoltre stabilito di «non doversi procedere contro il Buscemi per estinzione del reato per prescrizione per i fatti successivi» e lo ha condannato «al risarcimento dei danni a favore della parte civile da liquidarsi in separata sede». In Appello è stata riconosciuta e documentata la sua condotta lesiva, e nonostante la prescrizione Buscemi è stato condannato a risarcire le spese processuali di Pagliarone.
Nel corso del dibattito in Comune i consiglieri di maggioranza hanno dimostrato di non conoscere i contenuti e lo scopo della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Una legge di civiltà che è stata ratificata dall'Italia nel 2013 ed è entrata in vigore quattro anni fa, l'1 agosto 2014. «Votiamo no alla mozione perché per noi Andrea Buscemi è non colpevole» ha spiegato l'avvocato Gino Mannocci. Mentre lo stesso Buscemi nell’arringa finale ha annunciato di avere fatto «ricorso in Cassazione per affermare pienamente la mia innocenza». Giova ricordare che la Corte di Appello di Firenze ha emesso la sentenza sulla base di fatti costitutivi del reato provati e documentati, e la Cassazione non potrà mai intervenire dicendo che quei fatti non sussistono. «Se Buscemi avesse voluto affermare la sua innocenza avrebbe dovuto rinunciare alla prescrizione, ma non l’ha voluto fare» dicono alla Casa della Donna di Pisa.
Rimane in carica l’assessore alla Cultura di Pisa, Andrea Buscemi, ritenuto responsabile con sentenza del 30 maggio 2017 dalla Corte di Appello di Firenze, di condotta lesiva nei confronti della ex compagna (reato riconosciuto e documentato ma prescritto). La mozione di sfiducia, presentata dal consigliere Ciccio Auletta di “Diritti in Comune” (Una Città in Comune, Rifondazione Comunista, Possibile) è stata bocciata dalla maggioranza di centro destra con 19 voti contro 8. In un Consiglio comunale blindato al pubblico per volere del sindaco leghista, Michele Conti, che ha ammesso in aula solo 16 visitatori, compresi i giornalisti, si è consumata una delle pagine più buie della storia repubblicana della città di Galileo. La decisione è stata presa mentre in strada, decine e decine di donne ed uomini, presidiavano il palazzo del Comune vestiti di rosso e con le spalle rivolte ad un “Comune sordo alle nostre richieste”. Voci inascoltate. In aula, il dibattito sulla mozione di sfiducia è stato aperto dall’intervento, durissimo, di Auletta. «Appellando sulla stampa come nazisti la Casa della Donna di Pisa, che da decenni si batte contro la violenza sulle donne “che è un tema mondiale ed una questione di cultura”, Buscemi ha dimostrato “inadeguatezza culturale” ma anche “pericolosità politica”» ha detto il consigliere di Diritti in Comune. «Quando i comportamenti violenti vengono legittimati, si dà la stura al peggio. Il piano è inclinato ed è molto pericoloso. E non si può continuare a sottovalutarlo» ha concluso Auletta. In primo grado Buscemi fu assolto «per i fatti anteriori al 25 febbraio 2009 perché il fatto non è previsto dalla legge come reato». Era stato denunciato per stalking dalla ex compagna Patrizia Pagliarone e dalla Casa delle donne di Pisa nel dicembre 2009 ma la legge è entrata in vigore, appunto, il 25 febbraio dello stesso anno. Nella stessa sentenza la Corte di Pisa ha inoltre stabilito di «non doversi procedere contro il Buscemi per estinzione del reato per prescrizione per i fatti successivi» e lo ha condannato «al risarcimento dei danni a favore della parte civile da liquidarsi in separata sede». In Appello è stata riconosciuta e documentata la sua condotta lesiva, e nonostante la prescrizione Buscemi è stato condannato a risarcire le spese processuali di Pagliarone.
Nel corso del dibattito in Comune i consiglieri di maggioranza hanno dimostrato di non conoscere i contenuti e lo scopo della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Una legge di civiltà che è stata ratificata dall’Italia nel 2013 ed è entrata in vigore quattro anni fa, l’1 agosto 2014. «Votiamo no alla mozione perché per noi Andrea Buscemi è non colpevole» ha spiegato l’avvocato Gino Mannocci. Mentre lo stesso Buscemi nell’arringa finale ha annunciato di avere fatto «ricorso in Cassazione per affermare pienamente la mia innocenza». Giova ricordare che la Corte di Appello di Firenze ha emesso la sentenza sulla base di fatti costitutivi del reato provati e documentati, e la Cassazione non potrà mai intervenire dicendo che quei fatti non sussistono. «Se Buscemi avesse voluto affermare la sua innocenza avrebbe dovuto rinunciare alla prescrizione, ma non l’ha voluto fare» dicono alla Casa della Donna di Pisa.