Dopo le recenti aggressioni razziste, il rappresentante della comunità senegalese Pape Diaw convoca un presidio pacifico per venerdì 3 agosto, a Firenze e in tutte le città italiane. E chiede che lo studio sulla diversità entri nei programmi scolastici

«Basta con la caccia al nero. Le comunità africane devono scendere in strada come facevano i neri in America. Serve una marcia per la dignità del popolo africano». Pape Diaw, storico rappresentante della comunità senegalese fiorentina e toscana, lancia un appello a tutti i fratelli africani per un presidio antirazzista per venerdì prossimo 3 agosto alle 18, in contemporanea in tutte le città italiane, in attesa della manifestazione nazionale prevista a settembre. E chiede alle istituzioni di introdurre nei programmi scolastici lo studio sulla diversità, come in Francia.

«Da circa un anno in Italia – aggiunge Diaw – assistiamo ad una psicosi collettiva. Si parla di invasione di migranti, e di parole d’ordine come ‘prima gli italiani’. Negli ultimi mesi la violenza sta aumentando. Basta guardare a quello che è successo negli ultimi dieci giorni. È necessario che le comunità africane scendano in piazza, non è più sufficiente indignarci a parole».

L’elenco delle aggressioni e violenze è sconcertante, anche se dal canto loro il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio hanno negato qualsiasi emergenza razzismo in Italia. A Vicenza, il 26 luglio, un operaio di colore riceve una pallottola alla schiena mentre lavora su una piattaforma. Chi ha sparato dichiara che voleva colpire un piccione. Ad Aprilia, il 29 luglio, un ragazzo del Marocco perde la vita picchiato da due italiani che lo credevano un ladro. A Forlì, il 5 luglio, un ragazzo ivoriano in bicicletta viene affiancato da un’auto e ferito allo stomaco. Stessa dinamica per un ragazzo del Mali, a Napoli, il 20 giugno. A Caserta, l’11 giugno, due ragazzi maliani vengono investiti da una raffica di colpi di pistola ad aria compressa provenienti da un’auto in corsa. Gli aggressori inneggiavano a Matteo Salvini. A San Calogero, il 2 giugno, il giovane sindacalista Soumayla Sacko è ucciso a fucilate mentre recupera del materiale di scarto da una fabbrica abbandonata per costruire un riparo di fortuna nelle campagne calabresi vicino all’inferno di Rosarno. Il 29 luglio a Torino, Daisy Osakue, atleta della nazionale di Atletica leggera, è aggredita con un lancio di uova riportando una grave lesione alla cornea mettendone a repentaglio la partecipazione agli Europei di Berlino di metà agosto. Infine, il 1 agosto in provincia di Agrigento, un ballerino di colore è aggredito e insultato per il colore della pelle, e ricoverato in ospedale per una frattura alla mandibola.

«Quello di venerdì sarà un presidio pacifico delle comunità africane in solidarietà dei nostri fratelli uccisi e feriti durante questa lunga spirale di violenza. È evidente che ci sia un problema razziale, alcune persone sono morte perché avevano la pelle nera, e noi non possiamo restare in silenzio. Ma non è sufficiente essere indignati, ora serve agire e scendere in piazza anche se quello di venerdì sarà solo un primo appuntamento simbolico in attesa della manifestazione nazionale che stiamo organizzando per settembre con le comunità africane in Italia» spiega Diaw, che ricorda inoltre come l’iniziativa «sia altamente simbolica in quanto lanciata da Firenze, una città che ha vissuto una doppia tragica esecuzione razzista».

Nel 2011 infatti, in piazza Dalmazia, due lavoratori senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, furono uccisi dal simpatizzante di CasaPound Gianluca Casseri, e solo qualche mese fa, a marzo, un altro venditore senegalese, Idy Diene, è stato freddato sul ponte Vespucci da un ex tipografo in pensione che girava armato per strada.

«È necessario arginare il rigurgito fascista – ribadisce Diaw – e questo è possibile solo con l’istruzione e l’educazione. Il problema maggiore non è Salvini in sé, ma l’ideologia politica di cui si fa portavoce perché questa è persino peggio dell’azione, in quanto produce i suoi effetti per molto più tempo. Mi chiedo infatti chi pagherà per il ritardo culturale di questo nostro Paese». Pape Diaw chiede inoltre alla Regione Toscana, e a tutte le istituzioni, di promuovere lo studio sulla diversità: «In questo dobbiamo fare come la Francia, dove da decenni esiste a scuola una materia che insegna la diversità ai giovani studenti. Sarebbe un segnale davvero importante, e sarebbe particolarmente significativo che la promozione della diversità, che è ricchezza, partisse da una città come Firenze più volte avvelenata da uccisioni razziste».

«Venite tutti in piazza – ripete infine Diaw – serve la presenza di tutti contro la paura, le violenze e il razzismo. Alle 18 in tutte le piazze d’Italia».