Una delle scene più commoventi del film Amici miei di Mario Monicelli è quella del funerale del giornalista Perozzi, uno dei quattro amici compagni inseparabili delle famose “zingarate”, celebrato nella basilica di Santo Spirito che biancheggia sopra l’omonima piazza nel cuore del quartiere dell’Oltrarno a Firenze. È il 1975, e l’immagine restituisce la bellezza antica di quella che diventerà una delle piazze più frequentate dai turisti e dai residenti in cerca di svago serale, soprattutto nelle calde estati fiorentine. Il quartiere di Santo Spirito ha perso nel tempo il suo carattere popolare per diventare turistico e alla moda, dove ogni centimetro quadrato degli edifici è predisposto per soddisfare i palati, non troppo raffinati a dire il vero, dei visitatori.
Capita così che sempre più spesso i residenti, o i meno abbienti tra gli stessi turisti, si concedano una birra, o una pizza nel cartone, seduti semplicemente nei gradini del sagrato. Anche quest’anno il rituale delle serate a Santo Spirito si è ripetuto uguale a se stesso. Se non fosse che la giunta Nardella ha deciso di porre un freno alla “movida molesta” e al degrado firmando un’ordinanza con l’obiettivo di “restituire ai cittadini” alcune zone della città. A ben guardare l’ordinanza è solo l’ultimo tassello della campagna elettorale del sindaco in vista delle amministrative del 2019, giocata tutta sulla contrapposizione “legalità contro degrado”.
«Con il provvedimento ‘Piazze vivibili’ restituiamo le piazze ai fiorentini e sconfiggeremo degrado e malamovida» hanno annunciato l’assessore alla sicurezza Federico Giannassi e la vicesindaca Cristina Giachi alla presentazione dell’ordinanza, entrata in vigore lo scorso 28 luglio, e che riguarda cinque piazze degli altrettanti quartieri fiorentini, più Santo Spirito, e tre giardini particolarmente frequentati in città. L’ordinanza, in vigore per tre mesi, vieta tra le altre cose di sedersi sulle panchine e di dormire per strada quando si è ubriachi e di bivaccare nelle piazze e nei giardini per consumare cibo o bevande dalle 22 alle 8 di mattina.
Le reazioni delle opposizioni in Palazzo Vecchio non si sono fatte attendere: «Con un’ordinanza che dura tre mesi e poi svanisce, che riguarda solo nove tra piazze e giardini su oltre cento chilometri quadrati del territorio comunale, si crede davvero di risolvere i problemi dell’alcolismo molesto, dell’abbandono dei rifiuti e della maleducazione?». tuona Tommaso Grassi, di Firenze riparte a sinistra. «Si sposta il problema scimmiottando le proposte della Lega e delle destre. Se continuerete a rincorrere le emergenze, persino inventandone alcune,- conclude Grassi – ci sarà chi in campagna elettorale proporrà l’esercito ad ogni angolo. E sarete spazzati via». Potere al Popolo ha rincarato la dose: «Per noi il degrado è una città senza case per chi ne ha bisogno e una piazza senza gente».
Il sindaco Pd Dario Nardella in realtà non è nuovo a ordinanze sui generis di contrasto al cosiddetto “degrado”: nell’estate del 2017 aveva deciso di innaffiare d’acqua i sagrati delle chiese per evitare gli assembramenti dei turisti. Con l’unico risultato, in realtà piuttosto prevedibile, di rinfrescare gli scalini e migliorare le condizioni di seduta ai visitatori stupiti. Rispetto ad un anno fa la situazione politica è però piuttosto cambiata. Non solo a livello nazionale, ma anche in Toscana, dove si è assistito alla débacle di tutte le amministrazioni di centrosinistra alle elezioni di giugno. È quindi con particolare timore che anche a Firenze si guarda alle elezioni comunali previste per fine maggio del 2019. In questo scenario da campagna elettorale anticipata, e che si preannuncia già tesissima, il sindaco Nardella ha iniziato a strizzare l’occhio a politiche fino a qualche tempo fa impensabili a sinistra.
A maggio di quest’anno ha proposto quella che è stata ribattezzata la «scala mobile della toscanità», ovvero l’idea di riconoscere ai nuclei familiari fiorentini la precedenza nell’assegnazione delle case popolari «per riequilibrare una concentrazione eccessiva di famiglie straniere». Con il risultato di ottenere il plauso delle destre, e un deciso stop dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. Neanche due mesi dopo, a luglio, si è fatto immortalare vicino ad una ruspa mentre veniva sgomberato il campo nomadi del Poderaccio, nella periferia cittadina, salito tristemente agli onori della cronaca dopo la morte di un giovane ragazzo, Duccio Dini, investito dall’auto in corsa di due abitanti del Poderaccio. Nelle dichiarazione alla stampa, Nardella ha tenuto a precisare, stuzzicando il ministro Salvini: «Lui chiacchiera, mentre noi le cose le facciamo davvero» con tanto di video con la ruspa in azione.
Intervistato sull’argomento dal Corriere della Sera ha poi dichiarato: «Il ‘buonismo’ dei salotti di una certa sinistra ha lasciato il campo al “cattivismo” degli estremisti. Nel mezzo c’è un’autostrada che il Pd deve imboccare senza remore: non c’è solidarietà senza legalità». In molti si chiedono tuttavia dove sia la solidarietà nelle ordinanze e nelle dichiarazioni del sindaco. Il consigliere regionale di Sì Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, ha obiettato: «Leggo che si vuol ‘restituire le piazze ai fiorentini’, ma in cosa consiste questa restituzione se non è possibile radunarsi fuorché ai tavolini a pagamento? Che cosa si dovrebbe fare in piazza? Ma questa ordinanza è anche rivolta contro le comunità straniere che si ritrovano nei parchi, a partire da quella peruviana che si riunisce alle Cascine nei giorni di festa. Allora ‘restituire le piazze ai fiorentini’ significa una cosa precisa: toglierle agli stranieri. Il bello è che Nardella, sempre più leghista, nel 2019 ci chiederà il voto per arginare i leghisti».
A protestare contro l’ordinanza “Piazze vivibili” non sono solo le opposizioni. A Santo Spirito, nei giorni passati, sono state organizzate una serie di cene in piazza contro l’ordinanza, anche ribattezzate “bivacchi resistenti”: «Questo provvedimento non è che l’ultimo di una serie di scelte politiche dirette a rendere il centro di Firenze sempre più invivibile per quegli individui che non sono vettori diretti di flusso di profitto, in sostanza per tutti i non ricchi e i non turisti» spiegano gli organizzatori. Nel libro Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza (Laterza 2013) Tamar Pitch, docente di Filosofia e Sociologia del diritto all’Università di Perugia, ha spiegato bene il senso ultimo delle ordinanze dei sindaci: «Esse sono in primo luogo esercizio di protagonismo, spesso del tutto simbolico, giacché la polizia municipale non è materialmente in grado di fare forse neanche la metà di quello che le viene richiesto. Ma sono anche e soprattutto messaggi da cui possiamo ricavare quale sia lo sporco che si deve eliminare o nascondere alla vista».
Il sospetto è che lo sporco siano sempre di più i poveri e i migranti.