«Ne verrà fuori una grande battaglia contro la demagogia, il qualunquismo e la paura. Bellezza contro odio, apertura contro protezionismo, Rinascimento contro oscurantismo». Matteo Renzi è un po’ così. È un entusiasta. Pensa di poter far tutto. L’ex sindaco ed ex segretario del Pd, ma anche ex presidente del consiglio, non si accontenta del ruolo di senatore. Vuole fare. Vuole dire. Soprattutto, vuole apparire. È la sua natura. Per questo eccolo nella veste di conferenziere, dalla Cina agli Usa. Non solo.
A breve, anche novello Angela (nel senso di Piero & Alberto, la coppia dei divulgatori culturali per eccellenza in tv). Matteo Renzi voce e volto narrante di un docufilm su Firenze. La città d’arte raccontata attraverso i suoi luoghi più rappresentativi. Palazzo Medici Riccardi e il Corridoio Vasariano, Palazzo Pitti e il Duomo, Santa Croce e Santa Maria Novella, oltre a molto altro. Con un punto fermo, la partenza da piazza Duomo. Qui, il prossimo 21 agosto, inizieranno le riprese della Firenze secondo Renzi. E per l’occasione la piazza rimarrà chiusa al transito dei pedoni.
A produrre il docufilm, Lucio Presta. A lanciarlo, lui, Matteo Renzi. Che per ora ha dovuto subire il “no” di Mediaset alla trasmissione in tv del programma. Già perché il prodotto va venduto. Deve girare. Altrimenti non serve a niente. Diventa un’esercitazione sterile. Rischia di essere come il video che gli sposi si fanno fare per il giorno del matrimonio. Ad uso e consumo di amici e parenti.
Firenze diventa la location del nuovo Renzi show. Il piccolo schermo che tanto gli piace(va) e nel quale si è esibito spesso anche con eccessiva disinvoltura lo attrae, è chiaro. Anche per questo ha deciso di provare ad esserne un protagonista. Ma non sui temi della politica. Più precisamente, non in maniera esplicita. Facendolo, ma attraverso la lente della cultura. Anzi della “bellezza”, come dice utilizzando un’espressione abusata, ma che piace tanto ai più.
Il tante volte “ex” ritorna alle sue origini. Quelle de Stil novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter, il libro pubblicato nel 2012. Allora, tra le righe, sottolineava l’inadeguatezza della classe dirigente e quindi l’allontanamento dai partiti. Ora Firenze, le sue architetture e la sua storia, saranno il pretesto per contrapporsi al populismo dei leader del presente. Allora gli antagonisti erano Mario Monti e il “montismo”, ora lo sono il leghista Matteo Salvini e il pentastellato Luigi di Maio.
Nell’aprile 2012 Renzi presentando l’uscita del libro al teatro della Pergola fece ricorso a spezzoni di video, da Cettolaqualunque, a Wall Street 2, passando per Berlinguer ti voglio bene. Le immagini gli servirono per far capire come doveva essere la politica. Il docufilm su Firenze del 2018 sarà il suo modo per sottolineare l’inadeguatezza del governo.
Nel 2012 come nel 2018 utilizzando, in maniera retorica e banale fino al qualunquismo, la “bellezza”. Con un distinguo nella nuova performance, a dire il vero. In questa occasione c’è addirittura un richiamo al Rinascimento, del quale, è inutile dirlo, lui sarebbe l’artefice. Renzi ritorna a Firenze, quindi. Ha deciso di descriverne i luoghi della cultura più suggestivi. Che importa se gli strumenti e i modi sono inadeguati. Tanto lo fa per sé, non certo per rendere davvero un servizio alla città d’arte. D’altra parte non sarebbe neppure la prima volta che si occupa del patrimonio storico-artistico cittadino.
Nel luglio 2011 la prima idea folgorante: restituire la facciata alla basilica di San Lorenzo. Come? Coprendo il muro esistente con marmi bianchi, secondo il progetto che Michelangelo aveva lasciato incompiuto. Come noto, il diniego della Soprintendenza ha impedito l’operazione. A distanza di pochi mesi ecco una nuova impresa. Ricercare la perduta battaglia di Anghiari di Leonardo sotto i muri del Salone dei Cinquecento. Dopo diverse perforazioni interviene di nuovo la Soprintendenza. Questione chiusa.
Insomma la Firenze dei monumenti Renzi lo conosce. Per questo un po’ lo teme.
«Allora si potevano buttar giù piazze e distruggere mura, oggi si devono rispettare emerite schifezze protette – non si sa bene perché – da un nobile vincolo», scrive il molte volte “ex” in Stil novo. La rivoluzione della bellezza da Dante a Twitter. Questa volta non ci dovrebbe essere rischio per l’incolumità di “piazze” e “mura”. E neppure di chiese e palazzi. Renzi ne parlerà soltanto. Speriamo