Quanti volti ha una donna, quanti ne ha una città? Da quanti angoli è possibile guardarle e quanti di questi si contraddicono a vicenda, si negano al punto da saper convivere? Innumerevoli, come i frammenti di una storia. Quella palestinese è un mosaico apparentemente indistricabile, ma allo stesso tempo cristallino: una lotta di liberazione nazionale, ma fatta di individui con aspirazioni diverse, storie, sogni diversi.
Khulud Khamis, giovane scrittrice palestinese, ha provato a farli rientrare tutti in un romanzo. A fine luglio è volata a Roma, ospite della libreria delle donne Tuba al Pigneto, nelle stesse ore in cui, a Trastevere, altre donne – quelle della Casa internazionale – ricevevano dal Comune la notifica di revoca della convenzione.

Tra le pagine scorrono i tanti temi che fanno della questione palestinese una questione unica, ma anche universale: la necessità di mantenere un’identità politica e culturale, l’occupazione militare israeliana, la disillusione, l’amore, il rapporto con i genitori, l’indipendenza della donna. Centrale è la figura femminile, impegnata in una doppia resistenza e che l’autrice dipana attraverso le donne del romanzo.
Frammenti di Haifa è un un mosaico: ogni tassello – la relazione tra un musulmano e una cristiana, l’amore omosessuale, il rapporto con il padre, l’occupazione israeliana – è parte di un quadro più ampio. Chi è Maisoon e come la sua vita, fatta di tanti frammenti, è simile alle vite di ogni altro palestinese?
Come scrittrice, non è compito mio definire l’identità dei personaggi che creo. Sono i lettori che portano la loro esperienza di vita nel processo di lettura. Spero che possano avvicinarsi a Maisoon su piani diversi e attraverso diversi elementi della sua identità. Le persone sono esseri complessi: siamo fatti di tanti pezzi di identità e io mi sono battuta per rendere i miei personaggi il più reali possibile. Sicuramente l’identità di Maisoon…





