Il decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, nel solco della legge Minniti-Orlando colpisce profughi, poveri e ribelli. E introduce reati per impedire la protesta sindacale o dei movimenti, come nel caso del divieto dei picchetti stradali. Chi ci guadagna? Per esempio, i palazzinari

Partiamo dalla Val di Susa dove più efficace è stato l’appello al voto utile per i Cinque stelle. Una volta al governo quel partito non solo è ambiguo sul Tav ma i suoi ministri hanno votato come un sol uomo il dl Salvini che, col pretesto della lotta al terrorismo e alle mafie, colpisce «barbari, marginali e ribelli, ossia stranieri, poveri, e quelli che occupano case e centri sociali, un’ossessione per Salvini e le destre», spiega a Left, Livio Pepino, ex magistrato e presidente del Controsservatorio Val Susa.
«Da anni l’alfiere degli Yes Tav, Stefano Esposito, ex senatore Pd, si batteva perché il blocco stradale diventasse reato uguale al sequestro di persona» ricorda Italo Di Sabato, coordinatore di Osservatorio repressione. Ora Salvini lo copia pari pari e, sul solco dei decreti Minniti-Orlando, prosegue la fuga del Paese «dallo Stato sociale allo Stato penale, si utilizza la fabbrica della paura per destrutturare lo Stato di diritto».
Il sedicente governo del “cambiamento” copia il Pd che a sua volta copiava il Pdl che peggiorava certe malefatte dell’Ulivo compiute “perché se no avrebbe vinto Berlusconi”. Così il dl Salvini, oltre a premere in generale sulla condizione migrante, criminalizza le occupazioni, arma di Taser le polizie municipali (nelle città con più di 100mila abitanti), estende il Daspo urbano di Minniti anche alle aree di fiere e presidi sanitari (per colpire senzatetto, tossici, trans e disagiati psichici) e ripenalizza…

L’articolo di Checchino Antonini prosegue su Left in edicola fino all’11 ottobre 2018


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