«È la prima manifestazione politica contro il governo». Dalla testa del corteo a Piramide, Roma, promosso da Rete della Conoscenza, Uds e Link (e il sostegno della Flc Cgil), si lancia una protesta che coinvolge più di 50 città, comunica la Rete della Conoscenza, con 70mila studenti in piazza. L’obiettivo, la politica dell’attuale governo. «Razzismo, repressione, quale cambiamento» si legge nello striscione che apre il corteo che porterà gli studenti, per la maggior parte giovanissimi, dei primi anni delle scuole superiori, fino al ministero dell’Istruzione in Viale Trastevere. «Non siete Stato voi», «Risparmi uguale tagli», «Bu-Bu Bussetti!! dove sono le idee del ministro?» i cartelli che i ragazzi sventolano nel corteo.
È stato annunciato lo stato di agitazione permanente, sia nelle scuole che nelle università. «In Italia il diritto allo studio non è garantito, nella manovra manca un cambiamento reale per i giovani», si legge nel comunicato della Rete della conoscenza.
«Oggi siamo in piazza perché subiamo l’ingiustizia quotidiana di costi economici insostenibili per studiare», dice Giacomo Cossu, coordinatore nazionale della Rete della conoscenza. «La manovra finanziaria annunciata dal governo ignora i problemi degli studenti, non prevede maggiori risorse per il diritto allo studio né per la qualità della formazione o per la ricerca». E il taglio dei cento milioni alla scuola, dicono gli studenti, non è stato smentito. Quindi, scatta la protesta. Nel comunicato si dice anche che «ad oggi Bussetti rifiuta di incontrare le rappresentanze studentesche».
Con l’hashtag #agitiamoci e #Diamounascossa, la protesta scorre anche nelle strade del Sud. Per esempio, l’Uds di Polistena (Reggio Calabria) scrive: «Noi studenti e studentesse della Calabria, in particolare della piana di Gioia Tauro, vogliamo far sentire la nostra voce in quanto siamo e ci sentiamo parte della storia. I trasporti inefficienti, gli autobus sovraffollati, i lavoratori sottopagati ed indignati , le scuole che crollano, un’alternanza scuola lavoro inutile e improduttiva, i costi eccessivi dello studio e la dispersione scolastica che nella nostra terra ha raggiunto il 15,7%: ecco i motivi del nostro sciopero».
Anche il parziale dietrofront sull’alternanza scuola-lavoro non convince. Giulia Biazzo, coordinatrice nazionale di Unione degli studenti, dichiara: «Nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale verrà mantenuta: nessuna abolizione della legge 107 e nessun superamento dell’alternanza scuola-lavoro, solo provvedimenti che peggioreranno la condizione degli studenti. La riduzione delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro non risolve alla radice la necessità di una totale riforma del sistema didattico e crea ulteriore discriminazione tra licei, istituti tecnici ed istituti professionali». Il problema è garantire il diritto alla conoscenza e di questo sono molto consapevoli gli studenti che scendono in piazza.
«Negli ultimi vent’anni più di 3 milioni e mezzo di studenti sono stati costretti ad abbandonare gli studi: serve una scossa – continua Giulia Biazzo -. Esigiamo reali finanziamenti sull’edilizia scolastica, la garanzia del diritto allo studio con forme di reddito di formazione che abbattano le barriere economiche e le disuguaglianze, l’approvazione del Codice etico sull’alternanza scuola lavoro per impedire che gli enti privati lucrino sulla nostra formazione». «Ad oggi studiamo in edifici che sono fatiscenti, e non permettono in nessun modo di innovare una scuola che è vecchia ed escludente: in 150mila ogni anno abbandonano gli studi, non è un dato accettabile» dice Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi. Insieme agli studenti delle scuole superiori anche i rappresentanti degli universitari che lamentano ugualmente il non rispetto del diritto allo studio.
Alessio Bottalico, coordinatore di Link afferma che occorre «un forte aumento dei fondi statali per borse di studio e residenze universitarie, arrivando all’eliminazione della figura dell’idoneo non beneficiario e all’accorciamento dei tempi di erogazione delle borse di studio». E naturalmente distribuire il fondo tra le Regioni in modo che non ci siano diseguaglianza nel Paese come accade adesso. «Allo stesso tempo – afferma – è più che mai urgente aumentare la no tax area per permettere a quanti più studenti possibile di poter accedere all’Università». L’Italia è il Paese al penultimo posto in Europa per numero di laureati, secondo i dati Eurostat.