Realizzazione di sé, affetti, sviluppo della creatività; esigenze che estenuanti orari di lavoro e l’obbligo a produrre sempre di più inficiano. Mentre c’è chi un lavoro lo cerca e non lo trova. Da questa contraddizione si può ribaltare il paradigma neoliberale, scrive Simone Fana nel suo nuovo libro Tempo rubato, ecco un brano del libro uscito per Imprimatur

Tempo rubato è il disvelamento di un furto compiuto ai danni di generazioni di uomini e donne nati nella seconda metà del secolo scorso. È il tentativo di mettere a fuoco i processi di lunga durata e le scelte politiche contingenti che hanno sottratto il controllo del tempo dalla disponibilità di una parte della società a favore di un’altra. È il racconto di una guerra condotta dalle classi dominanti contro le classi dominate, di chi sta in alto contro chi sta in basso. Il tempo inteso come campo di battaglia, terreno di un conflitto tra desideri di autonomia e imperativi di comando. Spazio di emancipazione individuale e collettiva e dispositivo di disciplinamento politico e sociale. La relazione tra tempo di vita e tempo di lavoro è tutta dentro questo svolgimento conflittuale e dialettico, stretta dai rapporti di potere che consentono a una cerchia ristretta di élite economiche e politiche di governare il destino della maggioranza di uomini e donne che popolano il pianeta. Il tempo sottratto alla realizzazione del sé, il tempo rubato agli affetti personali, allo sviluppo della creatività individuale e collettiva è il risultato di uno scontro, che nasce nei luoghi di lavoro e si estende alla società. Un movimento dialettico che divide e ricompone i rapporti tradizionali tra fabbrica e società, due ambiti che si condizionano a vicenda, nell’intreccio, divenuto inestricabile, tra tempi di vita e tempi di lavoro. Tempo rubato prova a ricostruire la trama degli eventi in cui si snoda questo furto. Un piccolo contributo per sollecitare un dibattito pubblico all’altezza delle sfide di questo momento, per chi vorrà raccoglierlo. Chi spera di trovare spiegazioni rassicuranti, soluzioni indolore, proposte ispirate a una razionalità tecnica e universale sarà deluso. Chi scrive, aderisce a un punto di vista preciso, crede che la storia non sia un processo lineare e progressivo, ma il portato di conflitti tra interessi e posizioni distinte che si fronteggiano per conquistare potere.

Il tempo come relazione, appunto. Costrutto in movimento che segue lo svolgersi dei rapporti di potere e da questi è plasmato. Non il tempo della storia, ma il tempo della politica, dell’intervento umano che reagisce alla storia, imponendo arresti improvvisi e balzi in avanti. In questo schema interpretativo si inscrive la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro. Una battaglia che accompagna il movimento operaio dai suoi albori ai tempi recenti. Dalla classe operaia inglese di metà Ottocento raccontata da Marx ed Engels alle lotte che si svolgono nelle nuove fabbriche globali. Una lotta che chiede di essere organizzata, per sperare di avere successo e migliorare le condizioni di vita delle maggioranze sociali. Questo libro cercherà di rispondere anche a questo interrogativo, ricercando i possibili nessi tra il piano di attivazione sociale e gli schemi di politica pubblica con cui affrontare il tema della riduzione dell’orario di lavoro. Il libro approfondirà la cornice teorica da cui maturano le ipotesi discusse nella seconda parte del testo. Si cercherà di delineare sinteticamente il contributo di Marx alla nozione di tempo, a partire dall’analisi dei processi di valorizzazione che caratterizzano le strategie di accumulazione capitalistica. Le intuizioni di Marx torneranno utili per leggere le contraddizioni attuali che lacerano le società a capitalismo maturo. Nella ricostruzione storica del dibattito e dei conflitti sul tempo di lavoro si cercherà di inquadrare i momenti di svolta nelle relazioni di potere tra le classi e nello sviluppo del rapporto tra capitalismo e democrazia. In questa luce si articolano le fasi di passaggio che maturano in Occidente: dal ciclo di lotte operaie dei decenni Sessanta e Settanta che portano al consolidamento del compromesso sociale sino alla reazione capitalistica con le riforme promosse da Margaret Thatcher e Ronald Reagan, che inaugurano il lungo ciclo di egemonia liberista.

La grande crisi del biennio 2007/2008 – che porta a maturazione le contraddizioni di uno sviluppo trainato dalla fede incrollabile nella libertà di movimento delle merci e dei capitali e nella battaglia contro le organizzazioni del movimento operaio – segna lo sgretolamento dell’ordine neoliberale e il passaggio a una fase completamente nuova e per certi versi indecifrabile. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea e la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2016 rappresentano i segnali evidenti di questo passaggio d’epoca, che ha sconvolto il paesaggio politico mondiale. Una cesura storica in cui la fine del vecchio mondo porta con sé la crisi del nesso costituzionale tra lavoro e cittadinanza, traghettato dalla transizione dal fordismo al postfordismo e dal crescente impoverimento di larghe fasce di lavoro dipendente e autonomo. Scaveremo dunque nelle profondità della crisi di legittimazione delle democrazie liberali, nella debolezza dei corpi intermedi e nello scollamento sempre più evidente tra le forze politiche eredi del movimento operaio e le vecchie e nuove soggettività del mondo del lavoro. In questo passaggio si cercherà di mettere a fuoco il nesso tra salario, reddito e riduzione dell’orario di lavoro, tentando di individuare una risposta possibile alla frantumazione della classe lavoratrice e alla distribuzione diseguale del reddito e del tempo di lavoro. Un’analisi che interroga le dinamiche di fondo del mercato del lavoro e le relazioni con la composizione settoriale dell’occupazione e le scelte di politica economica. Le trasformazioni inerenti la struttura produttiva verranno analizzate dentro i mutamenti qualitativi che intervengono nell’organizzazione della produzione e nel rapporto tra sfera produttiva e riproduttiva, tra tempi di lavoro e tempi di vita. Le sperimentazioni recenti di riduzione del tempo di lavoro, come la legge sulle 35 ore varata dal governo francese tra il 1998 e il 2001 e gli accordi siglati in Germania tra sindacato e Confindustria, saranno oggetto di una breve trattazione allo scopo di individuarne i caratteri principali e le sfide da cogliere.

La costruzione di una proposta politica di riduzione dell’orario di lavoro verrà affrontata dentro le trasformazioni che riguardano la sfera statuale e le sue funzioni tradizionali. Per questo nell’opera recuperiamo elementi conoscitivi per introdurre ad una teoria critica dello Stato, identificando nella dimensione statuale un terreno decisivo nella doppia funzione di produttore di beni e servizi pubblici e regolatore dei conflitti distributivi tra le classi. Il campo di analisi dello Stato non si limiterà a riconoscere le funzioni strumentali di controllo della domanda di lavoro, ma si proporrà di interrogare i meccanismi di formazione delle decisioni e la determinazione degli apparati di mediazione e rappresentanza tra interessi sociali contrapposti. In questo schema si colloca la valutazione dei nessi che legano la proposta di un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione con una politica di riduzione del tempo di lavoro e le implicazioni sulla qualità della macchina amministrativa. Inoltre, riportare lo Stato al centro della riflessione sulla riduzione dell’orario di lavoro impone il riconoscimento del fallimento del paradigma neoliberale che ha ispirato l’ultimo trentennio di politiche economiche in Italia e in Europa. La centralità assegnata a politiche dell’offerta volte a ridurre i vincoli distributivi e liberare le imprese dal controllo politico-sindacale sulla domanda di lavoro ha trascinato i Paesi europei dentro una spirale recessiva con effetti devastanti sul fronte occupazionale. La necessità di recuperare i fondamenti teorici di una nuova politica economica è il passaggio ineludibile per iscrivere la riduzione dell’orario di lavoro in un quadro di trasformazione della società. Infine, si darà conto degli schemi di riduzione dell’orario di lavoro, dei nessi tra le iniziative legislative e il ruolo della contrattazione sindacale. Un modo per affrontare nel dettaglio le ipotesi di riduzione del tempo di lavoro, tenendo a mente la complessità delle funzioni di governo e di rappresentanza degli interessi. In questo senso, verranno approfondite le ipotesi di riduzione dell’orario contenute nella prassi delle relazioni industriali con le possibilità di intervento legislativo. In un tempo segnato dalla divaricazione tra politica e società, dalla crisi dei dispositivi tradizionali di mediazione, la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro offre la possibilità concreta di ricomporre un terreno comune di lotta. L’obiettivo di questa ricerca è qui. Identificare una grande mobilitazione generale su un tema che interroga le forme di organizzazione della società, il modo di produrre e consumare, la vita di tutti noi.

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L’autore Simone Fana è laureato in Scienze politiche. Si occupa di servizi per il lavoro e formazione professionale. Collabora con Left e altre testate sulle temi dell’occupazione, dello sfruttamento lavorativo, del reddito di cittadinanza. Ha pubblicato per Laterza la postfazione, insieme a Marta Fana, al Manifesto per il reddito di base a cura di Federico Chicchi ed Emanuele Leonardi

Il brano del libro di Simone Fana è stato pubblicato su Left del 21 settembre 2018


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