Jerry ha 29 anni, è ghanese e stava rientrando in autobus a Castel Volturno. Era un saldatore, Jerry. Ora non più, non riesce più a saldare e nemmeno a fare molto altro: ha gambe e braccia paralizzate. Su quell’autobus stava bene, era ancora tutto intero e si muoveva tutto: “Ho chiesto all’autista del pullman di poter scendere e mi sono alzato dal mio posto per far accomodare una signora. C’era una persona avanti a me a cui ho chiesto cortesemente di farmi passare per scendere. Lui mi ha mandato a quel paese con epiteti a sfondo razziale. Io gli ripetevo ‘Scusa mi fai scendere?’. L’ho ripetuto tre volte senza avere risposta. Quando gli sono passato accanto lui mi ha sferrato un colpo alle spalle e sono caduto fuori dal pullman”, racconta Jerry in un’intervista a Fanpage. Una volta caduto per terra il pestaggio è continuato. Paraplegia degli arti inferiori e la diparesi degli arti superiori dice la diagnosi. Definitiva.
A Brindisi, siamo nella serata del 19 ottobre, Elija, segretario della comunità cittadina del Ghana, che vive e lavora a Brindisi da diversi anni, stava tornando a casa. «Ehi, fermo: ti dobbiamo ammazzare» gli hanno urlato quelli delle ronde razziste che stanno tornando di gran moda. In ospedale ha incontrato un altro ragazzo, questa volta del Senegal, a cui è andata molto peggio: in cinque (perché sono vigliacchi oltre che razzisti) lo hanno colpito con mazze da baseball, i medici dicono che la sua situazione è molto grave. Nello stesso giorno, sempre a Brindisi, un terzo migrante è stato salvato dalle urla di un passante che minacciava di chiamare la polizia.
Poi c’è l’episodio di Sassari: un ventiduenne proveniente dalla Guinea è stato colpito a un semaforo. Gli hanno sferrato una gomitata, dicendogli «a casa mia faccio quello che voglio, se non ti sta bene tornatene a casa tua» e poi in tre l’hanno massacrato di botte.
E poi i sei minori non accompagnato pestati a Trappeto, in Sicilia, e poi Bagheria, Partinico e così via.
Non se ne parla più moltissimo ma oltre alla mensa di Lodi e a quelli che continuano serenamente a morire in mare gli stranieri vittime di razzismo in Italia continuano. Fatti certificati, molti con indagini già avviate.
L’opposizione al razzismo però non è un punto elettorale che ci possiamo permettere di aspettare solo dall’opposizione (che poi, sì, ciao) ma è un veleno che ha bisogno di trovare diga nelle persone. Tutte. E forse sarebbe ora di ritenere complici anche i minimizzatori, gli increduli e i disattenti. È una moria non solo di negri ma anche di bianchi marciti sotto il peso della propaganda. La cattiveria dei malvagi e il silenzio dei giusti sono i compagni di merenda che non possiamo permetterci di sopportare. Trovate che sia tutto molto noioso? Beh, a me terrorizza.
Buon lunedì.