Come accade ormai da tre anni nella capitale, la Festa del Cinema (chiusa il 28 ottobre) e la rassegna “Female Touch - Il tocco femminile nel cinema” (apre il primo novembre) si passano il testimone a distanza dando continuità all’offerta cinematografica di qualità. La Terza edizione della rassegna dedicata alle donne dell'industria creativa - 10 film e 10 incontri - si presenta tra l’altro quest’anno ancora più radicata su tutto il territorio, portando le proiezioni oltre che nella sala di Blue Desk (che ne è capofila e curatore) anche all’interno della sala della Cineteca, il Cinema Trevi di Vicolo del Puttarello, e nella casa accogliente del Macro Asilo di via Nizza. Ad ospitare l’apertura, il primo novembre alle 18, sarà proprio l’astronave (sala rossa) del Macro Asilo, facendo dialogare futuro e passato con la proiezione di un film muto recentemente restaurato dalla Cineteca. La pellicola, “E' Piccirella”, della prima regista donna italiana, Elvira Notari, sarà accompagnata dalla conservatrice Daniela Currò, prima donna a ricoprire questo ruolo in Cineteca. Ed è proprio a lei che abbiamo chiesto qualche anticipazione in attesa dell’evento.

Per l’apertura di Female Touch ha scelto di proiettare il film restaurato di Elvira Notari, prima regista italiana, per molti sarà una bella scoperta?

Considerata a pieno titolo la prima donna cineasta italiana, Elvira Notari fu attrice, sceneggiatrice, regista, oltre che produttrice e distributrice, insomma una vera e propria imprenditrice. Attiva a Napoli tra gli anni Dieci e gli anni Trenta, donna forte e volitiva, riuscì anche ad esportare i propri film negli Stati Uniti per il pubblico degli emigranti italiani. I suoi film parlano di storie popolari e drammatiche, spesso collegate alle canzoni di maggior successo dell'epoca, le sceneggiate, racconti efficaci e quanto mai attuali anche quando pensiamo alla piaga del femminicidio, diffusa allora e purtroppo anche oggi. Elvira Notari è ancora un esempio per noi donne, e i pochi titoli della sua filmografia che sono sopravvissuti, tutti conservati e restaurati dalla Cineteca Nazionale, sono un piccolo tesoro che spero possa raggiungere un pubblico il più vasto possibile.

Il titolo “Conservatrice della Cineteca nazionale”, in un Paese di grande tradizione come il nostro, evoca subito l’immagine di una grossa responsabilità, cosa le piacerebbe realizzare nel suo mandato?

Come Conservatrice sono impegnata su molti fronti; alcuni hanno più visibilità di altri, come i restauri dei grandi classici del cinema italiano, tuttavia vi sono anche molte altre attività più nascoste, che fanno meno notizia, ma che sono di ampio respiro e necessitano di una programmazione a lungo termine. A queste attività, fondamentali per una cineteca, ma i cui frutti, almeno spero, si vedranno tra qualche anno, sto dedicando particolare attenzione. Tra di esse vi sono la corretta conservazione dei materiali originali - perché conservare deve venir prima che restaurare - l’archiviazione delle nuove produzioni digitali per garantire la loro sopravvivenza a medio e lungo termine, aspetto che ci pone di fronte a più di un rompicapo e poi, rimanendo nel campo del restauro, l'attenzione ai titoli minori che sono spesso trascurati e dimenticati: film muti, indipendenti, di sperimentazione e documentari.

Il film “La notte di San Lorenzo” dei Taviani ha vinto il Leone D’Oro a Venezia 2018 come miglior restauro. Cosa fa della Cineteca Nazionale una delle eccellenze in questo campo?

Per un buon restauro ci vuole tanta ricerca, impegno e lavoro di squadra, e quando queste componenti funzionano i risultati si vedono. Oltretutto, quando possibile ci avvaliamo della collaborazione degli autori stessi dei film che restauriamo, registi, direttori della fotografia, o persino dei tecnici di laboratorio che a questi film hanno lavorato tanti anni fa. Il loro apporto arricchisce ulteriormente il lavoro di restauro ed introduce una componente di memoria storica importantissima, tra l'altro i loro aneddoti sulle lavorazioni dei film sono impagabili.

E sperando che la dott.ssa Currò di questi aneddoti ce ne racconti qualcuno durante il suo incontro, diamo appuntamento giovedì 1 alle 18 al Macro, Museo d’arte contemporanea - diretto da Giorgio De Finis - che ospiterà poi anche la chiusura della rassegna con la regista Wilma Labate. Tra le altre serate spiccano il 17 novembre a Blue Desk l’incontro con la compositrice Nora Orlandi, che oltre ad essere stata corista per Ennio Morricone vanta anche l’inserimento di un suo brano nella colonna sonora di Kill Bill Volume 2, e poi, al Cinema Trevi (24 novembre), un focus dedicato alla costumista Lina Nerli Taviani con due film ispirati dalle opere di Luigi Pirandello, Kaos dei Fratelli Taviani ed Enrico IV di Marco Bellocchio. Per chi volesse saperne di più: www.bluedesk.it

Come accade ormai da tre anni nella capitale, la Festa del Cinema (chiusa il 28 ottobre) e la rassegna “Female Touch – Il tocco femminile nel cinema” (apre il primo novembre) si passano il testimone a distanza dando continuità all’offerta cinematografica di qualità. La Terza edizione della rassegna dedicata alle donne dell’industria creativa – 10 film e 10 incontri – si presenta tra l’altro quest’anno ancora più radicata su tutto il territorio, portando le proiezioni oltre che nella sala di Blue Desk (che ne è capofila e curatore) anche all’interno della sala della Cineteca, il Cinema Trevi di Vicolo del Puttarello, e nella casa accogliente del Macro Asilo di via Nizza. Ad ospitare l’apertura, il primo novembre alle 18, sarà proprio l’astronave (sala rossa) del Macro Asilo, facendo dialogare futuro e passato con la proiezione di un film muto recentemente restaurato dalla Cineteca. La pellicola, “E’ Piccirella”, della prima regista donna italiana, Elvira Notari, sarà accompagnata dalla conservatrice Daniela Currò, prima donna a ricoprire questo ruolo in Cineteca. Ed è proprio a lei che abbiamo chiesto qualche anticipazione in attesa dell’evento.

Per l’apertura di Female Touch ha scelto di proiettare il film restaurato di Elvira Notari, prima regista italiana, per molti sarà una bella scoperta?

Considerata a pieno titolo la prima donna cineasta italiana, Elvira Notari fu attrice, sceneggiatrice, regista, oltre che produttrice e distributrice, insomma una vera e propria imprenditrice. Attiva a Napoli tra gli anni Dieci e gli anni Trenta, donna forte e volitiva, riuscì anche ad esportare i propri film negli Stati Uniti per il pubblico degli emigranti italiani. I suoi film parlano di storie popolari e drammatiche, spesso collegate alle canzoni di maggior successo dell’epoca, le sceneggiate, racconti efficaci e quanto mai attuali anche quando pensiamo alla piaga del femminicidio, diffusa allora e purtroppo anche oggi. Elvira Notari è ancora un esempio per noi donne, e i pochi titoli della sua filmografia che sono sopravvissuti, tutti conservati e restaurati dalla Cineteca Nazionale, sono un piccolo tesoro che spero possa raggiungere un pubblico il più vasto possibile.

Il titolo “Conservatrice della Cineteca nazionale”, in un Paese di grande tradizione come il nostro, evoca subito l’immagine di una grossa responsabilità, cosa le piacerebbe realizzare nel suo mandato?

Come Conservatrice sono impegnata su molti fronti; alcuni hanno più visibilità di altri, come i restauri dei grandi classici del cinema italiano, tuttavia vi sono anche molte altre attività più nascoste, che fanno meno notizia, ma che sono di ampio respiro e necessitano di una programmazione a lungo termine. A queste attività, fondamentali per una cineteca, ma i cui frutti, almeno spero, si vedranno tra qualche anno, sto dedicando particolare attenzione. Tra di esse vi sono la corretta conservazione dei materiali originali – perché conservare deve venir prima che restaurare – l’archiviazione delle nuove produzioni digitali per garantire la loro sopravvivenza a medio e lungo termine, aspetto che ci pone di fronte a più di un rompicapo e poi, rimanendo nel campo del restauro, l’attenzione ai titoli minori che sono spesso trascurati e dimenticati: film muti, indipendenti, di sperimentazione e documentari.

Il film “La notte di San Lorenzo” dei Taviani ha vinto il Leone D’Oro a Venezia 2018 come miglior restauro. Cosa fa della Cineteca Nazionale una delle eccellenze in questo campo?

Per un buon restauro ci vuole tanta ricerca, impegno e lavoro di squadra, e quando queste componenti funzionano i risultati si vedono. Oltretutto, quando possibile ci avvaliamo della collaborazione degli autori stessi dei film che restauriamo, registi, direttori della fotografia, o persino dei tecnici di laboratorio che a questi film hanno lavorato tanti anni fa. Il loro apporto arricchisce ulteriormente il lavoro di restauro ed introduce una componente di memoria storica importantissima, tra l’altro i loro aneddoti sulle lavorazioni dei film sono impagabili.

E sperando che la dott.ssa Currò di questi aneddoti ce ne racconti qualcuno durante il suo incontro, diamo appuntamento giovedì 1 alle 18 al Macro, Museo d’arte contemporanea – diretto da Giorgio De Finis – che ospiterà poi anche la chiusura della rassegna con la regista Wilma Labate. Tra le altre serate spiccano il 17 novembre a Blue Desk l’incontro con la compositrice Nora Orlandi, che oltre ad essere stata corista per Ennio Morricone vanta anche l’inserimento di un suo brano nella colonna sonora di Kill Bill Volume 2, e poi, al Cinema Trevi (24 novembre), un focus dedicato alla costumista Lina Nerli Taviani con due film ispirati dalle opere di Luigi Pirandello, Kaos dei Fratelli Taviani ed Enrico IV di Marco Bellocchio. Per chi volesse saperne di più: www.bluedesk.it