Nello Stato subsahariano trovano riparo un milione e mezzo di rifugiati, principalmente del Sud Sudan. A tutti viene dato un pezzo di terra. In cambio, gli autoctoni ricevono il 30 per cento degli aiuti umanitari. Un modello che funziona, ma il taglio dei fondi dall’estero rischia di farlo naufragare

Nello Stato subsahariano trovano riparo un milione e mezzo di rifugiati, principalmente del Sud Sudan. A tutti viene dato un pezzo di terra. In cambio, gli autoctoni ricevono il 30 per cento degli aiuti umanitari. Un modello che funziona, ma il taglio dei fondi dall’estero rischia di farlo naufragare.

Ora faccio io una domanda a voi: com’è stato possibile arrivare ad una simile violenza?». È quello che ci chiede Albert, un padre di famiglia sud sudanese arrivato da poco ad Omugo, estensione del Rhino Camp, uno degli insediamenti di rifugiati del distretto di Yumbe, nel nord-ovest dell’Uganda. Ha camminato per settimane senza una gamba e ora ci guarda quasi con rabbia. Non eravamo pronti a una simile domanda e non….

Il reportage di Francesca Giani prosegue su Left in edicola dal 2 novembre 2018


SOMMARIO ACQUISTA

Donne e bambini sud sudanesi a Bidi Bidi (West Nile), uno degli insediamenti profughi più grandi al mondo.
Foto di Giacomo Rota

Ragazzo sud sudanese tra le capanne dell’insediamento.
Foto di Giacomo Rota

Approvigionamento di legna e acqua a Bidi Bidi: nel campo più di un quinto del fabbisogno idrico è erogato tramite camion cisterna.
Foto di Giacomo Rota

La sala di registrazione di Radio Pacis (Arua): due speaker in diretta durante il notiziario del mattino. L’emittente trasmette in oltre cinque lingue ed è sentita anche in Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo.
Foto di Giacomo Rota

Foto di Giacomo Rota

Foto di Giacomo Rota