Un Paese che fa propaganda sui cadaveri delle donne, un Paese che riesce a trasformare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne in un Colosseo contemporaneo contro chi, tra la classe politica, riesce a simboleggiare meglio l’occasione per attaccare gli avversari. Una campagna elettorale sulla pelle delle donne? Beh, è normale, mica stupisce. Da qualche mese si rovista tra le macerie di giovani ragazzine uccise pur di meritarsi qualche clic, da parecchi anni si scrive (o non si scrive) di qualche donna ammazzata in base al calcolo elettorale, da sempre una donna morta torna utile solo se serve a raccontare (o ad accusare) i vivi: delle donne morte (così come di molte vive) non interessa più di tanto.
Pensateci: nel momento storico in cui si vivisezionano gli assassini quando si tratta di donne la narrazione si incaglia invece solo sulle vittime. Una stortura vomitevole e rissosa utile ai mercenari del dolore, agli stercorari necrofili, a quelli che usano le donne come usano il Pil, l’Europa, l’immigrazione, gli inceneritori: una cosa che diventa un tema.
Il fatto è che dovrebbero esserci gli uomini, in piazza. Dovrebbe essere pieno di uomini. La violenza sulle donne è un problema maschile (Civati lo scrive da anni, per dire), è maschile il problema. Eppure gli uomini solidarizzano. O celebrano, al massimo.
Eppure sarà una buona giornata quando alla prossima manifestazione in difesa delle donne gli uomini la smetteranno di essere vicini o di essere solidali e cambieranno il messaggio: non più il “vi capiamo” ma il “vi difendiamo”, mica solo gli uomini, tutti. Vi difenderemo, appunto.
A quel punto sarebbero patetici i sindaci (donne, tra l’altro) che si tingono la faccia di rosso mentre provano a sgomberare i centri antiviolenza, sarebbero poco credibili i politici che fingono contrizione piuttosto che allungare i termini per la denuncia per molestie e per violenza, sarebbero osteggiati ministri della risma di quel Pillon che auspicano il ritorno al patriarcato medievale.
E magari si potrebbe fare un patto per cui tutti quelli che provano a sminuire il problema parlando d’altro siano solo dei rimestatori nel torbido. La violenza sulle donne, come tutte le violenze, si arresta con leggi, cultura e soldi. Non serve elemosina morale: servono leggi, cultura e soldi. Pensate alla legittima difesa femminile, ad esempio, contro un reato che si consuma ogni due giorni. Un’emergenza, una delle poche, che avrebbe corrispondenza anche nei numeri.
Pensiamoci, noi uomini.
Buon lunedì.