Per il governo di minoranza di Sanchez è stato il primo test elettorale da quando s'è insediato lo scorso giugno. «Risultato pessimo - ammette dialogando con Left, Manuel Garí Ramos, dirigente nazionale di Podemos - tra gli elettori di sinistra è cresciuta l'astensione.

Antiglobalista, antifemminista, autoritario, confessionale, euroscettico e xenofobo. El Pais lo descrive così Santiago Abscal, il 46enne leader del partito populista di estrema destra Vox, che ha ottenuto 12 seggi alle elezioni in Andalusia. Ammiratore di Marine Le Pen, della quale ha ascoltato i comizi in Francia, Abscal è nato a Bilbao in una famiglia di tradizione politica di destra. Suo nonno è stato sindaco franchista nel paesino di Amurrio, suo padre leader del partito Alianza popular nei paesi baschi. Lo stesso Santiago diventò a 23 anni consigliere comunale del PP nella cittadina basca di LLodio. Girava armato di una Smith e Wesson per paura degli indipendentisti baschi e veniva protetto da una scorta. Divorziato da una prima moglie da cui ha avuto due figli, ora convive con la blogger e influencer Lidia Bedman, madre di altri due suoi figli.

È lui la sorpresa di questa tornata elettorale andalusa che ha visto il tonfo del governo regionale guidato dal Psoe dal 1982, più precisamente dalla “baronesa” Susana Diaz, leader dell’ala che s’era messa di traverso all’ascesa di Pedro Sanchez, ora premier, alla guida del partito.

Per il governo di minoranza di Sanchez è stato il primo test elettorale da quando s’è insediato lo scorso giugno. Quasi 6,3 milioni di elettori nella regione più popolosa della Spagna. Vox tentava di entrare per la prima volta in un parlamento regionale spagnolo. Il crollo del Psoe è stato dal 35,43% del 2015 al 27,97%. I suoi 33 seggi su 109 (ne aveva 47 nella scorsa legislatura), insieme ai 17 ottenuti da Adelante Andalucía, risultano insufficienti a guadagnare la maggioranza assoluta (55). Il partito di estrema destra Vox ottiene, invece, il 10,96%, 400mila voti. I suoi dati di crescita fanno una certa impressione: l’esempio migliore è l’ascesa di Vox in città come El Ejido (da 58 voti a oltre 7mila) o Algeciras (da 185 a 8500), il picco di consensi nella provincia di Almeria, 16,87%. Anche in Andalusia, le campagne antimigranti di PP e Ciudadanos (C’s) hanno preparato l’irruzione sulla scena di una forza dichiaratamente razzista. Drastico calo anche per il PP che ottiene il 20,75% dei voti (26,76% nel 2015) e 26 seggi, mentre C’s balza in avanti dal 9,28 al 18,26%, passando da 9 a 21 seggi.

Visto da sinistra vuol dire che la Spagna non è al di fuori delle difficoltà del mondo per costituire un polo radicale anche se l’irruzione dell’onda reazionaria è stata ritardata dall’intensità del ciclo di mobilitazioni aperto con il 15M e continuato più tardi dalle maree e dai primi successi di Podemos.

Il programma di Vox ha anche una netta matrice di classe: convertire tutta la terra andalusa in terra urbanizzabile è chiaramente il sogno dei settori della borghesia che hanno costruito le loro fortune promuovendo la bolla immobiliare. L’idea di creare un unico tipo di IRPF al 20% per chi guadagna fino a 60mila euro, e solo del 30% per chi supera questa cifra, significa una chiara riduzione delle imposte dirette a redditi più alti, l’eliminazione di procedure e tasse per la costituzione di società o la riduzione della famosa imposta sulle aziende dal 25 al 20%. L’intero programma di Vox mira a espandere i margini di profitto in conto capitale riducendo indirettamente il reddito dal lavoro. Vi ricorda qualcosa? A complicare l’analisi c’è che il voto per Vox ha origini sociali molto varie: dalla piccola borghesia ai settori capitalisti e settori popolari.

«Risultato pessimo – ammette dialogando con Left, Manuel Garí Ramos, dirigente nazionale di Podemos – l’astensione è cresciuta tra gli elettori di sinistra. E nel nostro caso Adelante Andalucía, l’alleanza Podemos e Izquierda Unida, ha ottenuto 300mila voti in meno rispetto alla somma dei voti ottenuti separatamente alle scorse regionali e avrà 3 deputati in meno». Per la sinistra è un bel grattacapo: la campagna di Adelante Andalucía è stata guidata da Teresa Rodríguez, popolare figura dell’ala anticapitalista di Podemos. L’alleanza della sinistra radicale paga, in parte, il rifiuto irresponsabile di Equo, formazione ambientalista che ha registrato 15mila voti, e di Pacma [Partito animalista contro il maltrattamento degli animali, 70mila voti] nonostante Aa sia lontanissima dal “neoproduttivismo” del Psoe, dall’appoggio susanista alle commesse militari per l’Arabia Saudita e alla caccia sulle montagne andaluse. Ma la sinistra paga anche, secondo Ernesto M. Díaz su Viento Sur, le decisioni che i vertici di Podemos a livello statale stanno applicando da molti mesi come un rullo, e che hanno limitato le aspirazioni trasformative e partecipative: si punta l’indice sui processi di burocratizzazione, moderazione del programma, limitazione della vita interna del partito e subordinazione alle priorità istituzionali generati dal pablismo (di Pablo Iglesias, ndr) nel suo appoggio esterno al governo Sanchez.