L’ayatollah parlava la stessa lingua del popolo, ne comprendeva le paure e i bisogni. Ne approfittò per imporre un regime teocratico scippando il futuro ai giovani rivoluzionari. Lo studioso Antonello Sacchetti rilegge quel periodo in un nuovo libro che è stato presentato a Più libri più liberi

Quella iraniana fu l’ultima grande rivoluzione del Novecento, la prima ad essere trasmessa in tv e a essere immortalata dai reporter di tutto il mondo. Esistono quindi moltissime immagini di quegli eventi, oggi facilmente reperibili sul web: le manifestazioni di massa, la fuga dello scià Mohammad Reza Pahlavi dall’Iran, il ritorno dell’ayatollah Ruhollah Khomeyni e l’instaurazione della Repubblica islamica. Eventi noti pressoché a tutti. Ma conosciuti probabilmente in modo superficiale proprio perché dati ormai per assodati, come se l’Iran fosse da sempre una Repubblica islamica, un antagonista degli Usa e un nemico di Israele. Il “peccato originale” dell’Iran contemporaneo – agli occhi dell’osservatore occidentale – è proprio la rivoluzione del 1979. Una rivoluzione quasi sempre bollata come “irrazionale” e retrograda, colpevole di aver inaugurato la stagione del fondamentalismo islamico. Una narrazione semplicistica che non prende in considerazione i perché di quella rivoluzione.

Da Mossadeq a Khomeyni: dove lo scià fallisce
Dal 1963, con la cosiddetta “Rivoluzione bianca”, lo scià vara una serie di riforme con cui vuole scardinare l’impianto “tradizionalista” della società iraniana: concede il diritto di voto alle donne, vara la riforma agraria, tenta di creare una burocrazia manageriale, combatte l’analfabetismo inquadrando i giovani universitari nel cosiddetto «esercito del sapere» e inviandoli a insegnare nei paesini più sperduti. Incoraggia i giovani ad andare a studiare in Europa e negli Usa perché sogna di creare una nuova classe dirigente di stampo occidentale. Paradossalmente, moltissimi di questi studenti all’estero costituiranno un nucleo fondamentale dell’opposizione allo scià: a contatto con altri modelli di partecipazione politica e di potere, trovano…

 

Antonello Sacchetti è l’autore di Iran, 1979 La Rivoluzione, la repubblica islamica, la guerra con l’Iraq  pubblicato da Infinito edizioni (prefazione di Chiara Mezzalama).  Il libro sarà presentato l’8 dicembre alle 13 a Più libri più liberi, nella Sala Vega della Nuvola di Fuksas. Oltre all’autore intervengono Luca Giansanti e Farian Sabahi.

 

L’articolo di Antonello Sacchetti prosegue su Left in edicola dal 7 dicembre 2018


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