Il 18 dicembre, presso la sala stampa della Camera dei Deputati, abbiamo presentato il VI Rapporto sulla presenza in televisione delle confessioni religiose. Si tratta di un rapporto curato ogni anno dalla Fondazione Critica Liberale e in questa occasione abbiamo annunciato la costituzione dell’intergruppo parlamentare per la Laicità, che inizierà la sua azione culturale, civile e politica ripresentando alla Camera la proposta di legge depositata nella scorsa legislatura dalla pattuglia parlamentare di Possibile (Maestri, Civati, Brignone e Pastorino) sulla destinazione dell’8 per mille dell’Irpef inoptato. Tra i tanti privilegi di cui continua a godere nel nostro Paese la Chiesa cattolica, oltre ad una sovraesposizione televisiva che fa scempio di laicità e pluralismo, vi è infatti il regalo di un miliardo di euro che transita dalle dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani alla Conferenza episcopale italiana, in base a un meccanismo studiato per favorire il Vaticano. Su 40 milioni di dichiarazioni dei redditi, solo 18 milioni di cittadini scelgono espressamente di firmare per la destinazione dell’8 per mille della loro Irpef, e di questi solo il 36% circa sceglie la Chiesa cattolica: per chi non fa una scelta espressa, quel gettito inoptato si redistribuisce in base alle percentuali di chi ha optato e così, anche se solo una minoranza, sia pure significativa, di contribuenti (circa 6,5 mln su 40 mln) ha scelto di destinare quelle risorse alla Cei, a quest’ultima finisce l’80% delle risorse raccolte.
Un tesoretto che ammonta a circa un miliardo di euro, in lievissimo calo negli ultimi anni. Ed è un circolo vizioso che si innesta sulla presenza pressoché totalitaria (rispetto alle altre confessioni religiose) della Chiesa cattolica sulle reti del servizio pubblico radiotelevisivo, dove si da’ spazio, nella stagione delle dichiarazioni dei redditi, a spot che alimentano quel meccanismo, che – per usare una categoria dello spirito – definirei infernale. Sì, perché un privilegio (quello della massiccia presenza di esponenti, messaggi, informazioni relativi alla Chiesa e alla sua gerarchia su tutte le reti ed anche nelle trasmissioni di carattere informativo) alimenta l’altro (la raccolta sproporzionata – rispetto alla reale volontà espressa dai contribuenti – dell’8 per mille) e viceversa. In un mondo attraversato da variegate differenze che si trasformano in muri per effetto del tocco fatale della politica, sarebbe importante quanto meno avere un servizio pubblico radiotelevisivo che raccontasse con linguaggio di verità, equidistanza ed imparzialità culture e religioni differenti, senza peraltro escludere l’opzione atea, agnostica e razionalista.
Ci auguriamo che in questa legislatura fortemente sbilanciata su posizioni vaticaniste (dai diritti civili in giù), si coaguli una forza trasversale capace di gettare luce intorno alla responsabilità fiscale della Chiesa (e alle ingiuste esenzioni denunciate anche dalla Corte dei Conti italiana e dalla Corte di Giustizia europea), alla riforma del meccanismo di distribuzione dell’8 per mille dell’Irpef, alla difesa della scuola pubblica nel pieno rispetto dell’art. 33 della Costituzione, al superamento della sostanziale esenzione dalla giurisdizione dei preti pedofili per il mancato obbligo di denuncia da parte delle autorità ecclesiastiche e tanto altro ancora. C’è tanto lavoro laico da fare e Possibile, che ha fatto della laicità uno dei temi centrali della propria iniziativa politica è pronto a ripartire.
L’avvocato Andrea Maestri fa parte della segreteria nazionale di Possibile