“Stay human”, così si concludevano i racconti da Gaza di Vittorio Arrigoni. Abbiamo chiesto a sua madre come tradurre oggi quelle parole così potenti. Portatrici di un messaggio che vive ancora nei gesti di Ahed Tamimi e di Silvia Romano

«Io e i miei compagni siamo coscienti degli enormi rischi a cui andiamo incontro, questa notte più delle altre; ma siamo certo più a nostro agio qui, nel centro dell’inferno di Gaza, di quanto lo saremmo mai stati nei paradisi metropolitani europei o americani, dove la gente festeggia il nuovo anno e non capisce quanto in realtà sia complice di tutte queste morti di civili innocenti. Restiamo umani».
Questo scriveva Vittorio Arrigoni sul suo taccuino direttamente da Gaza, dieci anni fa, durante l’operazione israeliana “Piombo fuso” a danno della popolazione araba. Le uniche testimonianze di quel conflitto atroce sono state quelle di Vittorio, che sulle ambulanze e negli ospedali ha visto l’orrore diquell’attacco sanguinario. Oggi, Vittorio non c’è più e il conflitto israelo-palestinese sembra essere più vivo che mai. Ne parliamo con Egidia Beretta, madre di Vik, per tenerne vivo il ricordo e per non scordarci, oggi, della Palestina.
È possibile che negli ultimi anni non si sia fatto un passo in avanti verso la risoluzione del conflitto?
La questione palestino-israeliana entra e esce dalle agende dei cosiddetti “grandi del mondo” da tanti anni, viene presa a cuore solo a seconda della convenienza del momento. Se durante “Piombo fuso” tutti tacquero, qualche voce autorevole si levò nell’estate del 2014 quando le forze militari israeliane colpirono ancora più duramente la Striscia di Gaza. Poi, il silenzio sino alla primavera scorsa: impossibile ignorare le immagini della Marcia del ritorno. Migliaia di palestinesi hanno rivendicato con orgoglio il diritto di esistere e di essere liberi. La sudditanza del mondo occidentale verso Israele è ben nota. Non aiutano verso il cammino della pace il radicalismo di Hamas, la tentennante leadership di Abu Mazen, i contrasti interni alle fazioni palestinesi. E ci si dimentica dello scarpone israeliano che tiene sigillate tutte le frontiere della Striscia, che continua ad occupare terre nella West Bank, dove costruisce sempre più colonie, sradica ulivi, abbatte scuole e abitazioni…
Qual è il suo ricordo più nitido di quella guerra?
Non chiamiamola guerra. A Gaza c’era…

L’intervista di Youssef Hassan Holgado alla madre di Vik prosegue su Left in edicola dal 28 dicembre 2018


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