Azioni concrete dal basso per agire concretamente e per creare occasioni di lavoro e di aggregazione sociale. Un progetto che, in realtà urbane sempre più disgregate, fa leva sulla cooperazione e collaborazione reciproca

Una rete tra cittadini di una metropoli per reagire alla situazione difficile creata dalla mancanza di lavoro e di servizi. È quanto accade a Roma e l’esperienza si chiama PopUp Community.  La crisi economica del 2007-2008 ha creato una ulteriore divaricazione sociale. Fasce di popolazione prima considerate “garantite” sono scivolate verso la povertà relativa o assoluta. Il welfare, che avrebbe dovuto assicurare almeno un paracadute per le nuove fragilità sociali, in virtù delle politiche di dismissione dell’impianto pubblico nel suo complesso, non ha saputo offrire sistemi di protezione all’altezza della nuova emergenza sociale. Alle amministrazioni locali in questi anni è stato sollecitato, se non imposto, il riordino della spesa pubblica, che si è tradotto, per usare un linguaggio più prosaico, in tagli.

A Roma, in particolare, si somma poi la crisi degli strumenti tradizionali di sviluppo della città, dall’edilizia fino al terziario. Nella Capitale, il crollo è stato verticale: in dieci anni la disoccupazione è passata dal 7,3% del 2005 al 9,5% del 2017. I dati ci parlano di una città in grande sofferenza sociale, in cui crescono prevalentemente i piccoli lavori occasionali e precari e in cui gli stravolgimenti urbanistici degli ultimi decenni hanno ridisegnato la mappa socio-economica. I servizi sociali locali e di orientamento al lavoro, si trovano di fronte all’aumento delle richieste di aiuto, in termini di sostegni economici, integrazioni all’affitto, nuova occupazione. A questo quadro strutturale si sommano i cambiamenti profondi di natura socio-urbanistica che hanno interessato le metropoli e Roma tra queste.

Sempre meno presenti i luoghi di aggregazione in cui si sviluppavano meccanismi di mutuo aiuto e solidarietà, sempre più diffusi luoghi di produzione di valore economico fondato sulla rendita e sulla speculazione predatoria. In questo contesto, non a caso, stanno riprendendo vigore forme di azione sociale dal basso fondate sul volontariato, su una idea di soccorso sociale di natura mutualistica. In alcune aree della città, negli interstizi territoriali, economici e sociali, disimpegnati dal mercato e dalle politiche di welfare, per reazione emergono nuove forme di mutualismo sociale e di produzione di economie di sussistenza e di progetti imprenditoriali cosiddetti dal basso. Esperienze che, in assenza di regolamentazione formale, istituiscono propri legami di solidarietà interna ed esterna, oltre a “regole giuridiche” non autorizzate e che affermano una duplice necessità: da un lato quella dell’autonomia, dall’altro quella di una necessaria relazione strumentale con le amministrazioni locali. In questo modo, vengono a definirsi nuove forme di welfare. Nel corso degli anni, a Roma si sono sviluppate attività concrete di sussidiarietà orizzontale che richiedono capacità di interpretazione e sostegno, soprattutto nello sviluppo delle potenzialità solidaristiche, mutualistiche. Si tratta di proposte di natura civica che, unendo le forze, riescono a mettere in campo risposte concrete a bisogni primari e non solo.

Con questo spirito nasce PopUp Community, una iniziativa che unisce cittadini, realtà formali e informali nella promozione di azioni concrete per rispondere alla crisi economica. Una rete del fare e di solidarietà dal basso quella di PopUp che mette in campo distribuzione e socializzazione di pasti gratuiti, sportelli legali, di sostegno psicologico, punti informativi per il risparmio energetico e appuntamenti di informazione alimentare. Il tutto realizzato grazie alla disponibilità di volontari e associazioni attivi sui territori. Interventi che, lungi dal volersi sostituire al servizio pubblico, intendono offrire occasioni di aggregazione sociale e informazione critica sulle conseguenze delle politiche di privatizzazione e dismissione del welfare, ma soprattutto intendono ri-attivare comunità consapevoli attraverso la creazione di Poli civici di mutualismo integrato sul territorio cittadino. L’obiettivo è contrastare quindi gli effetti sociali della crisi economica attraverso la partecipazione e risposte concrete ai bisogni, ma soprattutto attivando spirito e iniziative comunitarie.

PopUp interviene sul contrasto della povertà tramite azioni semplici e pratiche accessibili, supera il concetto di assistenza chiamando in causa la crisi economica e i tagli ai servizi: azioni concrete e risposte immediate, sì, ma per dare corpo all’indignazione nei confronti di un sistema che provoca povertà e deprivazione economica. Così, di fronte alla difficoltà e alla privazione di un diritto, PopUp intende fare leva sul senso di appartenenza, della cooperazione e della collaborazione, mobilitando energie, passioni per cambiare concretamente la città e le condizioni di vita delle persone.
Questa sembra essere l’unica risposta possibile – sostiene PopUp – perché se la battaglia contro il degrado è da ritenersi necessaria, è anche vero che Roma ha bisogno di qualcosa che agisca ancora più nel profondo e che intervenga in senso costruttivo sui legami sociali, sui processi di responsabilizzazione ed empowerment sociale, sulla narrazione positiva della città e delle potenzialità insite nel suo capitale umano.
La comunità in campo per la comunità. Questo è PopUp Community.

Il 16 gennaio a Roma, presso il CSOA La Strada (Garbatella), ci sarà una cena di raccolta fondi per il progetto PopUp Community.