La città medaglia d'oro della Resistenza scende in piazza oggi 18 gennaio per protestare contro un meeting di CasaPound nella sala comunale concessa dal sindaco di centrodestra. Ed è una mobilitazione politica e culturale

Fa freddo a Sesto San Giovanni, il clima di gennaio è ostile e invita a stare in casa il più possibile. Quando è necessario però i sestesi si mettono il cappotto e scendono in piazza, e così faranno oggi, venerdì 18 gennaio, in quella della Resistenza, dando vita dalle 16 a un presidio contro il meeting di CasaPound dal titolo “Nessuna Europa è possibile se non ci liberiamo dell’Unione Europea”, in programma lo stesso giorno nella sala comunale Spazio Arte. «Appena saputo della richiesta di CasaPound Milano di uno spazio pubblico abbiamo invitato la giunta di centro destra a rispondere negativamente ma ciò non è avvenuto, quindi ci siamo mossi su altri fronti perché non possiamo tollerare che questo paese, Medaglia d’oro al Valor militare della Resistenza, apra le porte a una realtà le cui idee si ispirino dichiaratamente al fascismo», spiega Mari Pagani del Comitato Antifascista di Sesto San Giovanni, promotore insieme a Anpi e Anpc di questa iniziativa che per alcuni momenti ha rischiato, se non proprio di saltare, di subire un forte ridimensionamento e soprattutto lo spostamento di location visto che i permessi tardavano ad arrivare.
Alla fine però la Sesto antifascista ha avuto la meglio e il presidio, al quale parteciperanno anche esponenti locali di Pd e Movimento 5 stelle, si farà nella piazza più importante, dove si erge un monumento ai deportati contenente alcune pietre portate dai sopravvissuti ai campi di concentramento. Sono 570 i deportati originari della cittadina lombarda, quasi tutti prelevati dal complesso di fabbriche di Sesto San Giovanni-Bicocca nel 1944, 233 dei quali non fecero più ritorno a casa. Un numero spaventoso, il più elevato nei campi di concentramento rispetto alla popolazione del tempo.
Proprio per questo l’aria che si respira per le strade è quella di un luogo ferito e offeso da chi della memoria non ha alcun ricordo, o peggio, rispetto, da chi nei comizi reali nelle piazze e in quelli virtuali dei social network difende ancora Benito Mussolini, definendolo il più grande statista d’Italia, difensore di onore e patria. «La scelta di venire a Sesto non è casuale – continua Mari Pagani – gli esponenti di CasaPound conoscono la nostra storia e con questo evento sanno di giocarsi una partita importante perché se riescono a ottenere un buon successo qui possono farlo ovunque».
Non a caso dall’idea iniziale di allestire un semplice convegno sulla figura simbolo della resistenza anti sovietica Jan Palach si è passati a un incontro che verterà su temi ben più ampi e vedrà la presenza di esponenti di spicco, primo tra tutti il segretario nazionale di CasaPound, Simone Di Stefano, oltre agli onorevoli Fabio Boniardi della Lega Nord e Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia e al consigliere comunale milanese di Forza Italia, Alessandro De Chirico.
«Adesso abbiamo capito perché la giunta non abbia avuto alcuna difficoltà ad offrire a questa forza di estrema destra uno spazio comunale, vi siedono allo stesso tavolo», si legge in uno dei comunicato del Comitato antifascista, chiaro riferimento al sindaco di Forza Italia, Roberto Di Stefano.
Ma quello di venerdì sarà solo il momento conclusivo di una protesta ben più articolata, arricchitasi in questi giorni di nuovi supporter e altrettante iniziative.
Incontri e letture sul tema dell’antifascismo, propaganda social, raccolta di firme in piazza e una petizione su change.org, nata con l’ambizione di rendere inclusiva e di dominio pubblico una vicenda che altrimenti avrebbe corso il rischio di restare imprigionata in una polemica locale o poco più. Dura una parte del testo che accompagna la richiesta di firme virtuali, ad oggi vicine alle 7000: «CasaPound è un movimento corredato da un’organizzazione mirata della violenza fatta di azioni di guerriglia contro il “diverso”. Chi crede nella democrazia come bene supremo deve manifestare contro coloro che vorrebbero cancellarla e farci tornare indietro verso un passato atroce».
L’appuntamento è lanciato: chiunque, di Sesto San Giovanni o non, voglia dire no a ideologie che nascondono spettri terribili perfino da citare, oggi 18 gennaio potrà farlo con fermezza dalle 16 alle 23 circa, partecipando a quella che sarà soprattutto una festa fatta di canti, balli, esibizioni teatrali e molto altro. Un modo per contrapporsi alla violenza parlando una lingua diversa, quella della cultura, del rispetto, del dialogo e del ricordo. Sempre.