«È venuto il momento di unire il Paese, e mettere al centro i giovani, dando loro un futuro». È stato questo uno dei primi buoni propositi di Maurizio Landini, riferito ai microfoni di RadioArticolo1, pochi giorni dopo la sua elezione al vertice del più antico sindacato d’Italia. E proprio di giovani si è occupata per anni Gianna Fracassi, ora al fianco di Landini come vice segretaria, con un passato nella Flc toscana e poi nazionale. Mentre disoccupazione giovanile e precarietà aumentano, e l’Italia entra in recessione, le abbiamo chiesto in che modo il nuovo corso della Cgil intende invertire la rotta e lottare per il futuro e i diritti delle nuove generazioni. Accompagnandole a partire dai loro primi passi nel mondo del lavoro.
L’alternanza scuola lavoro, come documentato con diverse inchieste su queste pagine, costituisce un serbatoio di manodopera giovanile a costo zero, per imprese che spesso hanno più interesse a risparmiare sul personale che a fare formazione. Con la manovra, il governo ha tagliato il monte ore obbligatorio, ma per Camusso si tratta di una mossa utile solo a «fare cassa» e «nulla ha a che vedere col rafforzamento della qualità» dei percorsi. In che modo bisognerebbe intervenire?
Prima di tutto, dobbiamo intenderci su che cos’è oggi l’alternanza scuola lavoro. La misura era stata pensata come una vera e propria metodologia didattica. Ma, sin dalla Buona scuola, i fini di questo strumento sono stati assolutamente deviati. Tra i percorsi di alternanza proposti ai ragazzi abbiamo visto esperienze molto frustranti o addirittura di “paralavoro” non pagato. Questa non è vera alternanza, che viceversa deve prevedere un contributo forte dei docenti.
Per riformare l’alternanza, dunque, bisogna coinvolgere di più le parti sociali, come ha ricordato Camusso, o è necessario pure abolire l’obbligatorietà delle ore, come ha ribadito il segretario generale Flc Francesco Sinopoli?
Secondo me l’errore grave è stato quello di…